Milano città del documentario

Martina Parenti, Luca Lucini e Demetrio Giacomelli protagonisti di un incontro industry del Milano Film Festival

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L’incontro più interessante tra quelli tenuti al Milano Film Festival nella sezione Industry è stato Milano città del documentario: quattro autori tra arte e industria, organizzato dal Milano Film Network, rete nata come progetto pilota (poi trasportato anche in Sardegna) nel 2013 con il sostegno di Fondazione Cariplo e di cui fanno parte sette festival cittadini e al tempo stesso internazionali: il Festival del Cinema Africano d’Asia e America Latina, il Festival MIX Milano, Filmmaker, Invideo, Milano Film Festival, Sguardi Altrove Film Festival e Sport Movies & Tv Fest. Alla tavola rotonda, moderata da Luca Mosso (direttore artistico di Filmmaker Festival) e Alessandra Speciale (presidente del Milano Film Network e direttrice artistica del FCAAAL) si è parlato di cosa il Network fa, di cosa potrebbero fare il pubblico e il privato, e di come, nonostante Milano sia la capitale economica e finanziaria del Paese, questa forza non si riverberi come potrebbe sul cinema qui prodotto. Ci sono però film di cui essere orgogliosi e in questo momento lo sono in particolare i documentari: ecco perché a discuterne sono stati invitati i registi Martina Parenti, Luca Lucini e Demetrio Giacomelli. Uno degli obiettivi dichiarati del network è infatti quello di essere di supporto alla filiera cinematografica, obiettivo concretizzato a partire dal 2015 con i Milano Industry Days, all’interno dei quali si svolgono In Progress MFN, laboratorio produttivo finalizzato allo sviluppo di progetti audiovisivi italiani e indipendenti, e Atelier MFN, primo e unico fondo di sostegno alla post-produzione di lungometraggi italiani, che fa incontrare gli autori con programmer, distributori e altri professionisti in una fase cruciale, ovvero quando ancora il film non è terminato. Atelier, spiega Alessandra Speciale, ha ricevuto finora 240 progetti in fase di selezione e ne ha selezionati 24, di cui il 75 % sono documentari indipendenti.

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Si tratta di film indipendenti d’autore che partecipano a competizioni internazionali, come Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, in concorso a Venezia nel 2016, mentre altri hanno distribuzione nelle sale, cosa oggi non ancora scontata.
La parola passa poi ai registi presenti all’incontro. Martina Parenti racconta di come al terzo documentario realizzato con D’Anolfi la coppia si sia vista quasi costretta a fondare una propria casa di produzione per continuare a produrre “in modo autarchico”, lavorando da soli (tranne per musica e audio che da sempre nei loro film sono curati da Massimo Mariani). E così è stato possibile aumentare il budget. Ma “avere un contributo da parte del Ministero ora non è più una garanzia per le banche, mentre prima la BNL era «la banca del cinema». Ora i due registi stanno realizzando il documentario Guerra e Pace, su come il cinema fin da quando è nato ha rappresentato la guerra. Ha un co-produttore svizzero e uno francese, mentre i contatti con quelli italiani non si sono rivelati fruttuosi.
Luca Lucini, che ha diretto Teatro alla scala – Il tempio delle meraviglie (distribuito in ben 300 sale nei soli Stati Uniti) e Leonardo da Vinci. Il Genio a Milano, ha avuto la fortuna di avere budget alti rispetto a quanto ricevano in media i documentari. Entrambi i film sono stati distribuiti da Nexo, incassando molto bene: esiste quindi un mercato, afferma Lucini, che può permettere alle produzioni di investire di più.
È il turno di Demetrio Giacomelli, classe 1986, diplomato in pittura, che detiene probabilmente un record: in un solo anno, nel 2017, ha fatto tre film, di cui Il Secondino Innamorato è stato selezionato a Pesaro, L’estinzione rende liberi ha vinto nella sezione Prospettive di Filmmaker e Diorama (realizzato con il sostengo di In Progress) ha vinto a Torino. Quest’anno per la prima volta ha ottenuto un finanziamento di 40mila euro da “Per chi crea – Nuove Opere” (bando Siae per artisti di età non superiore a 35 anni) per realizzare Il Cinema dei ragazzi di Emilio Sidoti. Giacomelli è diplomato in pittura ed è l’occasione per ricordare che anche Yuri Ancarani e Masbedo lavorano a Milano e ottengono finanziamenti pubblici. Finora Giacomelli dice di aver sempre pensato “Male che vada, da solo riesco a farlo.” Quando i moderatori chiedono a tre registi quali dovrebbero essere le priorità da mettere in atto per il loro cinema a Milano, ha le idee chiare: “Abbassare gli affitti”. Anche Lucini riconosce che a Trieste o a Bari far alloggiare un’intera troupe è più semplice perché gli alberghi costano meno, come lo è bloccare una strada per le riprese. Pitch e rough cut sono per Marina Parenti “faticosissimi”. Ma come ricorda Alessandra Speciale “un evento industry non è solo ricerca fondi, ma anche networking: non contano solo i premi, ma anche le relazioni che si instaurano.”

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