Milionari, di Alessandro Piva

Piva guarda ai crime drama italoamericani, e piazza all’interno del racconto dell’esistenza camorristica di Marcello AlenDelòn Cavani una serie di omaggi scoperti ai goodfellas di Martin Scorsese

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Alessandro Piva, che sulla febbre a sfondo malavitoso della produzione italiana di questi anni avrebbe da vantare traguardi, anticipi e blasoni (quantomeno con il leggendario La Capagira, cult assoluto in terra pugliese), si fa cogliere malauguratamente in un ritardo tremendo, che aleggia come un condanna sul fascino di questo suo ultimo Milionari, nonostante l’apparizione di Francesco Scianna in abiti da gangstervintage faccia subito e fortunatamente saltare alla mente atmosfere micheleplacidesche.

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Piva in verità guarda dichiaratamente ai crime drama italoamericani, e piazza all’interno del racconto dell’esistenza camorristica di Marcello AlenDelòn Cavani una serie di omaggi scoperti ai goodfellas di Martin Scorsese, dai bagagliai con cadavere al rituale delle buste-regalo durante le cerimonie di matrimonio. Il regista decide al contempo però di non assumere né lo stile vorticoso né l’ambizione di jukebox antropologico-culturale degli studi mafiosi scorsesiani, preferendo adottare il tono, dall’esito non felicissimo ma effettivamente di un certo coraggio data la scena attuale, di una ricostruzione del tutto lontana da qualunque esagerazione pop o macchiettistica (questo, per dire, lo pone positivamente già ad un altro livello in confronto alle abitudini quantomeno cinematografiche di Stefano Sollima). E’ in realtà anche una necessità del budget a disposizione, che con ogni evidenza rende Piva impossibilitato ad accaparrarsi i diritti di troppa musica d’epoca (tranne i soliti neomelodici e qualche pezzodance dimenticato), e costretto a ridurre alcune ambientazioni a scenografie il più possibile “strette” (il carcere che è solo un corridoio, la sequenza del terremoto risolta con gli effetti sonori off…).
Il risultato è così pesantemente depotenziato, e privo di sostanziale brio: il regista rinuncia anche alla sua abituale comicità grottesca, che invece funziona alla grande quando fa capolino (la surreale sequenza dell’arresto del vicino di casa del palazzo, e conseguente fraintendimento, con AlenDelòn che vedendo le auto della polizia sotto casa già preparava la valigia per la prigione…).

Ma al di là di questi elementi, inutile nasconderlo, è chiaro come il problema principale di Milionari sia l’affrontare la medesima mitologia camorristica del Gomorra televisivo (alcuni sviluppi si riferiscono addirittura proprio alle stesse vicende abbozzate nei primi episodi della stagione iniziale della serie Sky, da cui fanno capolino nel film anche i volti di alcuni caratteristi), e davvero arrivare troppo tardi sui fasti del lavoro tv tratto da Saviano.
La natura di spauracchio industriale e di immaginario per l’intera fabbrica italiana del grande e piccolo schermo, che la Gomorra seriale assunse quasi da subito, era già evidente ai tempi del passaggio del film di Piva al Festival di Roma nel 2014: figuriamoci ora, con la seconda stagione delle avventure dei Savastano alle porte…

 

Regia: Alessandro Piva

Interpreti: Francesco Scianna, Valentina Lodovini, Carmine Recano, Francesco Di Leva, Salvatore Striano, Gianfranco Gallo

Distribuzione: Europictures

Durata: 104′

Origine: Italia 2014

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