"Mimzy – Il segreto dell'universo", di Robert Shaye

Tratto da un racconto sci-fi degli anni ’40 di Lewis Padgett, il film recupera forme del cinema di fantascienza degli anni ’80 e accentua la valenza metaforica del rapporto tra i bambini e gli esseri “altri”. Film dunque interessante, nonostante i suoi visibilissimi punti deboli: sorta di pamphlet eco-umanitario il film indugia troppo superficialmente sull’ uso di simbologie e tematiche new-age, come il Buddismo e  la predestinazione

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Noah ed Emma sono due fratellini che un giorno trovano tra le onde una strana scatola. Dalla qui estraggono una serie di oggetti apparentemente insensati tra cui un coniglietto di peluche che “dice” ad Emma di chiamarsi Mimzy. I due bambini decidono di tenere gli oggetti con loro senza rivelare niente ai genitori. Molto presto dall’uso dei nuovi  “giocattoli” scaturiscono delle inaspettate ed eccezionali doti intellettive per i due bambini, in particolare per Noah, che diventa una sorta di genio scientifico, così come un improvviso black out che colpisce tutto lo Stato. Tutto ciò insospettisce gli adulti, i genitori e addirittura l’FBI, che cercano di capire con tutti i mezzi a loro disposizione l’origine degli strani fenomeni.

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Questa la trama del film di Robert Shaye, tratto da un racconto sci-fi degli anni ’40 di Lewis Padgett. Mimzy è un esperimento che viene da un futuro prossimo all’ autodistruzione, un tentativo disperato di catturare qualcosa di profondo e di perduto, l’ ultima lacrima (e sarà proprio quella di Emma)  che può riportare il mondo alla sua natura umana. E il film stesso è un recupero: di un certo tipo di fantascienza, quella fatta di “incontri” ravvicinati, di “cose dell’altro mondo” come esclama ad un certo punto l’ insegnante di Noah. Quella di Steven Spielberg, del suo E.T., e di tutta la sua serie di epigoni che hanno attraversato il cinema per bambini degli anni ’80. E questo è il primo punto a favore di Mimzy; il rifiuto di tutti i nani, le fate, i  maghi, le creature alate e i mondi incantati che vanno tanto di moda da un bel po’ di anni a questa parte. L’innesto dell’elemento altro, la traccia aliena nel mondo quotidiano, nella famiglia borghese dell’uggiosa Seattle, capitale della tecnologia e della musica grunge, è un chiaro  riferimento ad un certo tipo di cultura pop americana, quella di cui facevano parte, appunto, gli stessi racconti sci-fi da cui il film è tratto.

Il secondo elemento interessante del film è che il rapporto tra i bambini e gli esseri “altri”, è un rapporto accennato, invisibile, quasi metaforico. Non ci sono mostri benevoli a cui affezionarsi, ma solo un peluche che racchiude in sé delle molecole umane perché frutto di un esperimento, e che come tale deve tornare a chi l’ha creato. Ma soprattutto, l’ interlocutore privilegiato  è, al contrario di quanto accadeva e accade nella maggior parte dei film sci-fi, Emma, la bambina, e non più il bambino, come per esempio in E.T. La preminenza del ruolo “femminile” non è evidente da subito, nelle prime sequenze si sarebbe portati a pensare che il vero protagonista è Noah. Ma dal momento del ritrovamento della scatola le cose si ribaltano ed è Emma che vince le ritrosie e le paure del fratello, è lei che “sente” e capisce la voce di Mimzy, è lei che è in grado di spiegare che cosa sta succedendo e che cosa succederà al mondo.

Questi piccoli ma significativi elementi di “innovazione” del genere, insieme al coraggioso  e anacronisticamente fiero rifiuto di usare gli effetti speciali, fanno di Mimzy un film interessante, nonostante i suoi visibilissimi punti deboli: sorta di pamphlet eco-umanitario il film indugia troppo e troppo superficialmente sull’ uso di simbologie e tematiche new-age, come il Buddismo e  la predestinazione. Stesso atteggiamento nei confronti del “Patrioct Act”, strumento usato dall’ FBI per irrompere e arrestare la famiglia di Noah e Emma. Infine la fiaba, la citazione di Alice nel paese delle meraviglie, con l’evidente riferimento del coniglietto e di Emma che più volte si identifica nella protagonista di Lewis Carroll. Tutti elementi interessanti, che avrebbero potuto, se realmente sviluppati, fare di Mimzy qualcosa di più di un prodotto onesto e valido ma adatto prettamente ad un pubblico di bambini.

 

Titolo originale: The Last Mimzy

Regia: Robert Shaye

Interpreti: Timothy Hutton, Joely Richardson, Rainn Wilson, Rhiannon Leigh Wryn, Chris O’ Neil, Kathryn Hahn, Michael Clarke Duncan.

Distribuzione: Eagle Pictures

Durata: 94’

Origine: Usa, 2007

 

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