Miss Julie, di Liv Ullmann

Con Miss Julie Strindberg coglie i primi bagliori di una incombente fine di un’epoca e di vicina modernità. Liv Ullmann conserva il testo e lavora sulla messa in scena con una innata sapienza.

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Nell’ambientazione dell’estate irlandese, in una notte di fine ‘800 che notte non è, John e Julie, i personaggi del dramma di Strindberg, il primo un servitore fedele, ignorante, ma ambizioso e lei la giovane, dubbiosa e tormentata figlia del barone assente, si combattono e si seducono, sfuggendo alla trattenuta gelosia di Kathleen, l’altra domestica innamorata dell’avvenente John.
Le dinamiche della vicenda, come accade nel teatro che si trasforma in cinema e come già

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così bene Polanski, di recente, ci ha insegnato, sono tutte contenute in un dialogo

serratissimo e negli sguardi sottilmente anomali che la macchina da presa – questa volta condotta da Liv Ullmann – riesce ad inventarsi soprattutto nella prima parte. La mediazione del cinema, in Miss Julie, attraverso un’immagine talvolta spiazzante, si trasforma in equilibrio della messa in scena, stemperando, di conseguenza, la necessaria verbosità del testo. Il pericolo del teatro portato in scena di peso, così come accade in questo caso e come è accaduto in molte altre occasioni, è proprio quello di affidarsi completamente ad una direzione tutta “teatrale” dell’opera trasformando in forma statica, ciò che per principio è dinamico. La Ullmann sfugge a questo rischio inventando con occhio attento lo spazio del cinema, lasciandosi andare, in più di un’occasione alla sua personale sensibilità appena filtrata dalla lezione bergmaniana che echeggia nel tormento, appena eccessivo delle anime dei personaggi e nella conferita desolazione della villa il cui rosso acceso delle prime sequenza riporta alla mente le altrettanto accese passioni, ora sopite, dentro la casa delle due sorelle di Sussurri e grida. Ma Liv Ullmann non insiste su questi temi e sa fermarsi al sottile e appena suggerito omaggio, riuscendo a fare proprio un film che non è certo secondo a molti quanto a rischi assunti e scommesse da vincere.

Miss Julie, Ullmann

Miss Julie, Ullmann

Teatro di questa vicenda senza lieto fine sono gli ampi spazi della villa che si fa palcoscenico di un dramma amoroso così poco classico nella sua versione originale da essere stato rifiutato all’epoca delle sue prime rappresentazioni, dalla società puritana.
Un dramma amoroso che ripete, secondo un consueto sviluppo dei personaggi, gli archetipi dei caratteri maschili e femminili che si adombrano, neppure troppo celatamente, in Julie e John. Personaggi compositi e stratificati, modernamente interrogativi. Lei ricca e volta alla sottomissione, secondo un canone non disgiunto dalla carica seduttiva naturalmente femminile e lui, arrogante e scaltro nel costruire e decostruire il suo personaggio per colpire e, a sua volta, sedurre e impossessarsi definitivamente il cuore debole e femminile di Julie. È in questa condizione che in una chiave interpretativa ancora più contemporanea, i personaggi assurgono a ricoprire i ruoli di vittima e carnefice sia pure attraverso i fulminei ribaltamenti del testo che caratterizzano la prima parte e si assestano, in modo esclusivo, nella seconda, a vantaggio di lui. Tutto per la ricerca di un equilibrio tra le due forze che si attraggono e si

Miss Julie, Jessica Chastain

Miss Julie, Jessica Chastain

respingono. Il lavoro sul testo e quello di regia diventano ragionate soluzioni affinché il film non si adagi banalmente su un rapporto di incessante seduzione, ma che riesca a sopravvivere al di là della vicenda, con finale accorato e sacrificale, Miss Julie, nel testo di Strindberg tradotto da Liv Ullmann, sembra riflettere i primi bagliori di una incombente fine di un’epoca, ma soprattutto quelli di una vera e concreta modernità, perfino più sfrontata di quella dei nostri tempi, tenuto conto del pervasivo puritanesimo che dominava l’Europa. Strindberg coglie questi sentimenti diffusi dentro l’antagonismo alternato dei due personaggi, Liv Ullmann dal canto suo conserva il testo e lavora alacremente sulla messa in scena, senza presunzione, ma con una innata sapienza, coadiuvata da una diafana e molto intensaJessica Chastain, da un Colin Farrell villain quanto basta e da una sommessa Samantha Morton vittima (in)consapevole di un gioco più grande di lei.

 

 

Titolo originale: Julie

Regia: Liv Ullmann

Interpreti: Jessica Chastain, Colin Farrell, Samantha Morton, Nora McMenamy

Distribuzione: Lab 80 Film

Durata: 120′

Origine: Norvegia/Gran Bretagna 2014

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