Mission: Impossibile – The Final Reckoning, di Christopher McQuarrie

-------------------------------------------------
SCRIPT SUPERVISOR/SEGRETARIA EDIZIONE il corso online!

-------------------------------------------------

In sala dal 22 maggio, è il capitolo in cui Ethan Hunt assume definitivamente il compito di Messia divino tra cielo e terra, in accordo con il culto della Cruiseology. CANNES78 – Fuori Concorso

--------------------------------------------------------------------
Corso online MONTAGGIO AVID, dal 19 giugno

---------------------------------------------------------------

Sin dal primo capitolo del 1996, l’unica vera maschera intorno a cui gravita il gioco delle identità di Mission: Impossible è quella del suo protagonista, Ethan Hunt/Tom Cruise: anche se in apparenza è l’agente a dovere assumere di volta in volta la faccia e le fattezze di altri per portare avanti le sue incursioni, alla fin fine è sul primo piano della star che si gioca la partita. Il film di Brian De Palma, d’altronde, inaugurava un periodo in cui Tom Cruise avrebbe giocato apertamente e letteralmente con la “maschera” del proprio divismo in film come i successivi Eyes wide shut o Vanilla Sky – in zona vicina al trip di Cameron Crowe cade qui proprio la sequenza, di vertiginosa astrazione, in cui Hunt dialoga finalmente con l’AI malefica chiamata l’Entità, dopo aver coerentemente indossato, anche stavolta, una sorta di maschera di VR sul volto.
La profezia dell’algoritmo, narrata per immagini e vissuta attraverso i dettagli stretti sulle orbite dilatate dell’eroe, ci riporta ad un altro caposaldo della Cruiseology come Minorty Report, e davvero questo Final Reckoning catapulta definitivamente la saga in un apologo distopico che aggiorna le tematiche cyberpunk alla Matrix, trasformando una volta per tutte Ethan Hunt in un predestinato, il solo Messia che può salvare il mondo dall’apocalisse atomica dettata dalle macchine. Per farlo, McQuarrie deve per forza di cose ri-narrare in apertura il suo Vangelo, reiterare la leggenda, in una sorta di lucidissimo videoessay sulla performance infinita di Cruise di episodio in episodio, di stunt in stunt.

Anche perché poi Final Reckoning diventa subito un film profondamente mortifero, con ogni evidenza il blockbuster oscuro della nostra epoca: Hunt sarà portato ad infilarsi in quelle che alla fin fine appaiono come una serie di bare, da quella specie di feretro in cui distendersi per parlare con l’Entità, fino alla lunga, impressionante, sequenza sottomarina (apertamente cameroniana, ma torna alla mente anche il lago ghiacciato di Skyfall) nelle profondità oceaniche che sembrano quasi lo spazio aperto tra le astronavi e le stelle, in cui Cruise affronta cunicoli sempre più angusti mentre tutto intorno a lui le acque diventano sempre più buie – in questo, McQuarrie rinnova la sua passione per i sotterranei, le cripte in cui ambientare queste storie di spie, torniamo tra le gallerie sotto Londra di Rogue Nation per poi spostarci ancora più sottoterra, in una grotta in Africa che contiene un server gigantesco a prova di Doomsday, dove conservare i dati dell’intera conoscenza umana.

-----------------------------------------------------------------
SCUOLA DI CINEMA SENTIERI SELVAGGI, scarica la Guida completa della Triennale 2025/2026

-------------------------------------------------

Ecco, mentre i personaggi non fanno altro che chiedersi l’un l’altro “come faccio a sapere che sei veramente tu?”, “questa è la realtà?”, oramai preda della paranoia scatenata da un’intelligenza artificiale in grado di manomettere la percezione di cosa abbiamo di fronte ai nostri occhi, McQuarrie si muove nella direzione di un’alternativa analogica che permetta di non essere tracciati (biplani ad elica, slitte coi cani, messaggi in codice morse su onde radio da Guerra Fredda), e quindi ha bisogno che questo nemico digitale venga incarnato, assuma un corpo al di là della nemesi Gabriel dell’episodio precedente, personaggio qui nettamente ridimensionato. Scendere nel cuore del sottomarino o attraversare le sterminate file di scaffali di computer case del server nascosto dentro la montagna assomiglia allora sul serio ad affondare le lame nel corpo fisico dell’AI (e infatti imprigionarla significa darle una forma geometrica “reale”, la bottiglia del genio come si dice nel film), tanto che l’intervento finale sui cavi e sull’hardware della macchina andrà di pari passo con una vera e propria incisione chirurgica d’emergenza in una clavicola umana.

Nel tentativo di donare una continuità all’intera serie di film, McQuarrie compie i salti mortali per recuperare filiazioni e ritorni dal titolo capostipite (e poi dal terzo capitolo, quello di J.J. Abrams, il primo d’altronde a ragionare di una narrazione interconnessa all’interno dell’universo di Ethan Hunt), e porta avanti lo spettacolo con una serie di meccanismi da last minute rescue intrecciati tra loro in maniera progressivamente sempre più parossistica (ed estenuante): il risultato è maggiore spazio alle azioni del team di supporto dell’eroe (la bella sequenza nella baita sull’isola tra i ghiacci), fino a trasformare gli interventi paralleli di Cruise in degli ex-machina a cui affidarsi con la stessa fede quasi religiosa con cui i seguaci del Culto dell’Atomo credono nell’Entità come “anti-Dio” – l’infallibilità divina “discesa dal cielo” di Ethan Hunt è oramai talmente accertata che può finalmente diventare invisibile, essere relegata al fuoricampo, come accade in almeno due occasioni nel film, tra cui la sequenza, strepitosa, in cui l’eroe si libera di un energumeno che stava per torturarlo, utilizzando gli stessi strumenti delle sevizie sventate, e la mdp rimane sulle reazioni sgomente del personaggio di Hayley Atwell, mentre ascoltiamo solo i suoni della colluttazione, certi che Ethan stia avendo la meglio sullo scagnozzo, senza nemmeno il bisogno di assistere alla scazzottata, che ci viene negata. Va da sé, se c’è un’unica Entità ancora possibile, sembra dirci Christopher McQuarrie, è inequivocabilmente allora Tom Cruise.

Titolo originale: id.
Regia: Christopher McQuarrie
Interpreti: Tom Cruise, Hayley Atwell, Simon Pegg, Ving Rhames, Angela Bassett, Nick Offerman,, Esai Morales, Pom Klementieff, Hannah Waddingham, Vanessa Kirby, Holt McCallany, Katy O’Brian, Janet McTeer, Indira Varma, Shea Whigham, Henry Czerny, Tramell Tillman, Pasha D. Lychnikoff, Mariela Garriga, Charles Parnell
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 169′
Origine: USA, 2025

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.4
Sending
Il voto dei lettori
3.5 (6 voti)

UNICINEMA scarica la Guida completa della Quadriennale di Sentieri Selvaggi


    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative



    BORSE DI STUDIO per LAUREATI DAMS e Università similari