Mister Chocolat, di Roschdy Zem
Il sorriso luminoso e la fisicità esuberante di Omar Sy ci accolgono in questo biopic dedicato al clown Chocolat, primo artista di colore nella Francia dei primi del ‘900

Si potrebbe applicare a Mister Chocolat, biopic sull’ascesa e caduta del primo artista di colore della Francia di inizio ‘900, la definizione data da Leonardo Lardieri a Suffragette di Sarah Gavron nell’incipit del suo articolo, quando afferma che: “Esistono film belli e giusti, brutti e giusti, belli e ingiusti, brutti e ingiusti e poi tante varie altre impercettibili sfumature. Suffragette, certamente, rientra nella schiera delle opere giuste, ma non totalmente tra le opere belle”. Allo stesso modo, pur convogliando riflessioni e stimoli di carattere etico e politico, Mister Chocolat soffre per la sua forma classica e tradizionale, dove la storia della vita del clown segue una parabola simile sia nella traiettoria decadente che nel registro stilistico a quella mostrata da Olivier Dahan per la vita della cantante Edith Piaf ne La vie en rose. Come le vicende della giovanissima Piaf partirono da un’infanzia di abbandono e povertà, così il racconto “del nero” Chocolat parte vedendolo interpretare il ruolo del selvaggio in un circo e prosegue alternando flashback della sua infanzia da schiavo, prima di essere venduto ed approdare in Europa, dove incontrerà il clown Footit, con il quale andrà a formare un duo comico che lo renderà noto in tutta Francia.
Il sorriso contagioso e la fisicità esuberante di Omar Sy illuminano la prima parte del film, che diventa più interessante quando iniziano ad emergere una serie di problematiche legate al rispetto della propria identità, ed al sentirsi alieni tanto nei confronti della propria comunità d’origine, quanto di quella “adottiva”. Non è banale il rapporto simbiotico di amore-odio che lega i due clown, dove Chocolat vive inizialmente la fama in maniera spensierata e godereccia, mentre il secondo vive sia gloria e ricchezza che il rapporto col collega con calcolo e distacco. In tal senso Mister Chocolat non si associa alla folta schiera di film che mettono in mostra storie di solidarietà e amicizia virile, ed all’amico fraterno si sovrappone in Footit una figura più ambivalente e prevaricatrice. Altro elemento che contraddistingue i diversi approcci alla vita dei clown è quello sull’accettazione o meno della propria natura, dove Footit vive alcuni aspetti di sè come qualcosa da nascondere, mentre Chocolat non può fare a meno di rivendicare la propria diversità e giunge a un punto di non ritorno oltre il quale il rispetto delle sue origini e delle sue sofferenze esige di essere esposto e non più censurato.
Titolo originale: Chocolat
Regia: Roschdy Zem
Interpreti: Omar Sy, James Thierree, Clotilde Hesme, Olivier Gourmet, Frédéric Pierrot, Noémie Lvovsky
Distribuzione: Videa – CDE
Durata: 110’
Origine: Francia 2015