''Molte sono le fonti d'ispirazione del film. Una e' stata "Le notti bianche"…". Incontro con James Gray

 

Il regista statunitense parla di Two Lovers e si sofferma sul rapporto con Joaquin Phoenix, parla di Gwyneth Palthrow, cita Lubitsch e dichiara che uno dei motivi ispiratori di questo film è Dostoevskji con Le notti bianche

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James Gray (Little Odessa, The Yards, I padroni della notte) con Two Lovers, presenta un’atipica pellicola, se si considerano le sue opere precedenti: film drammatici e thriller criminali. Dopo il tentativo di un suicidio, per una delusione sentimentale, un giovane uomo depresso (Joaquin Phoenix, per la terza volta con Gray) ritorna a vivere a Brooklyn con i propri genitori (Isabella Rossellini e Moni Moshonov). Fa conoscenza prima con una donna (Vinessa Shaw), che i suoi genitori vedrebbero bene accanto a lui, e poi la sua vicina di casa (Gwyneth Paltrow), che lo attrae profondamente fino a perderci la testa. Leonard dovra’ decidere se scegliere la felicita’ dei genitori o la sua…
 
Cosa l’ha ispirata per questo film?
Ci sono state diverse fonti d’ispirazione all’origine di questo film. Una e’ stata “Le notti bianche”, il grande racconto di Dostoevskji su un uomo che insegue un amore platonico e un’ossessione per una donna che incontra per strada. Trovo questo racconto molto significativo. Tratta seriamente il sentimento d’amore.
 
Perche’ preferisce lavorare sempre con Joaquin Phoenix?
Lui per me e’ come un fratello. Abbiamo un rapporto molto stretto. Joacquin possiede una grandissima capacita’ di comprendere il comportamento umano, come le persone arrivano a prendere determinate decisioni. Ho scritto il personaggio pensando a lui.
 
E gli altri interpreti?
Gwyneth Paltrow e’ secondo me una delle piu’ intelligenti e interessanti attrici della sua generazione. Un giorno le mi disse che le sarebbe piaciuto fare un film con me anche se i miei generi cinematografici non corrispondevano propriamente ai suoi. Vinessa Shaw invece e’ perfetta nella parte di una donna sensibile, comprensiva molto espressiva.
 
E’ la seconda volta che lavora con il direttore della fotografia Joacquin Baca-Asay, dopo I padroni della notte
Con lui posso cercare e trovare un certo dinamismo visivo e attraverso i movimenti di macchina, un certo lirismo. Cerco la bellezza nella banalita’. E siccome la storia possiede gia’ degli elementi fantastici, io volevo anche qualche cosa di molto pragmatico, praticamente naturalista. L’amore di per se tende gia’ ad essere un’esperienza fantastica, perche’ e’ uno stato molto intenso, e sotto questo aspetto, la storia realizzava gia’ una parte del lavoro.
 
Non ha paura di cedere ad un certo sentimentalismo di maniera?
Un grande regista come Ernst Lubitsch ha detto che anche la persona piu’ degna e inflessibile di questo mondo e’ stato ridicolo almeno due volte al giorno. E’ questo che provo ad affrontare nel film. Le persone dicono di volere realismo, ma il realismo da solo non e’ interessante. Quello che cerco e’ uno stato esistenziale piu’ intenso. Questo credo debba fare anche il cinema.

 

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