Mondocane, di Alessandro Celli

Neorealismo punk alla Settimana della Critica. L’opera prima di Alessandro Celli è un bel racconto di formazione post-apocalittico ambientato a Taranto.

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Nella favela nata all’ombra dell’acciaieria, i figli dell’abbandono sopravvivono senza legge. Dimenticati nella città simbolo di un paese segnato dal degrado ambientale“. Siamo a Taranto. Da qualche parte in un futuro prossimo diviso in zone recintate, classi sociali, bande che sopravvivono rubando, uccidendo, legandosi ai rituali di famiglie senza padri né madri. Come quella delle Formiche, dove Testacalda è a capo di ragazzi abbandonati (che vengono chiamati randagi) nelle zone contaminate. E come Pietro e Christian, orfani cresciuti ai Tamburi e smaniosi di cambiare vita ed entrare nella gang di Testacalda.

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Nella più classica delle tradizioni neorealiste sono i giovani protagonisti il cuore di un film che presto diventa un doppio racconto di formazione – anzi un triplo, perché oltre ai personaggi interpretati dai notevoli Dennis Protopapa e Giuliano Soprano c’è anche la ragazzina di Ludovica Nasti – mentre il fumettistico e sessualmente ambiguo Testacalda con il volto e gli eccessi di Alessandro Borghi (quasi una via di mezzo tra il Fagin di Oliver Twist e Lupo Ezechiele) è il villain necessario in ogni fiaba dark che si rispetti.

Il soggetto e la regia sono del quarantacinquenne Alessandro Celli (“gavetta” nei cortometraggi e serie tv), il fiuto produttivo di Matteo Rovere e della sua Groenlandia (ma c’è anche la Minerva Pictures di Gianluca Curti), smaniosi di proseguire la loro poetica sul cinema di “genere” e di continuare a esplorare territori alieni al nostro cinema d’autore. Ecco allora il post-apocalittico, dove si possono scorgere fascinazioni carpenteriane o alla Mad Max/Waterworld ma allo stesso tempo si assorbe l’attualità e il sociale per provare a plasmare un immaginario (le fabbriche cancerogene tarantine come sfondo visivo, drammaturgico, politico) fortemente identitario. Ad ogni modo Celli ha il merito di non cadere nel facile citazionismo, ma anzi di creare un “luogo” tutto suo e di rimodellare le location di Taranto immergendole in una dimensione visionaria mefitica e originale, dove la finzione non si mangia mai la possibilità di un dialogo con il “reale”.  Con tutti i suoi limiti di ritmo e macchinosità, è un cinema prezioso proprio per come fonde a freddo il naturalismo degli ambienti con l’iperrealismo di uno spazio-set allucinatorio. Il progetto è quello di una narrazione e un’immagine cinematografica che raccontano una storia a un pubblico con una proposta di “mondo”. Sì. Persino la possibilità affascinante di un neorealismo punk.

Regia: Alessandro Celli
Interpreti: Alessandro Borghi, Barbara Ronchi, Ludovica Nasti, Dennis Protopapa, Giuliano Soprano
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 115′
Origine: Italia, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.4
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Il voto dei lettori
3.15 (54 voti)
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