"Mondovino", di Jonathan Nossiter

Il film sa di tappo, nonostante la confezione e dilata la sua denuncia in una meccanicità ripetitiva e in una durata che appare interminabile. Eppure uno può far finta di niente e può farselo piacere, perché va di moda, perché in definitiva nasconde dietro la sua democraticità anche la sua faccia un po' snob

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In Francia gran parte della critica ci è uscita fuori di testa, da "Libération" a "Positif". E anche i selezionatori dello scorso Festival di Cannes ne sono stati sedotti all'istante visto che il film venne inserito all'ultimo momento in concorso. Eppure Mondovino ha qualcosa che non quadra, che lascia parecchio perplessi. In questo documentario sul vino, la macchina da presa di Nossiter entra nelle vigne, inquadra possidenti di diversi continenti, dai potenti californiani, alla rivalità tra due famiglie di aristocratici fiorentini, ai conflitti generazionali di una famiglia della Borgogna. Tutto sempre eseguito con una monotona meccanicità, dove la parola nel documentario non diventa forza interattiva, ma resta soltanto intrappolata tra gli interlocutori, dentro un campo visivo dove le singole storie, le singole passioni, restano non sono racchiuse ma concluse nelle interviste ai proporietari terrieri. Quasi un reportage in digitale di un documentarista statunitense cresciuto in Europa che è stato un sommelier in un'opera dove ci sarà anche una genuina passione, dove il grido d'allarme sulla globalizzazione dell'industria vinicola è anche sincero. La potenza della denuncia si dilata in una durata che appare interminabile, le diverse zone del globo sono come omologate. Restano immagini traballanti che sembrano avere uno spirito sperimentale e invece appaiono sempre informi e impermeabili, dove dallo schermo passa davvero poco e dove la polemica traspare appena. Non c'è però un vero scontro tra culture diverse e per crearlo non basta mettere in guardia che il vino più genuino rischia di sparire visto che ci sono industrie che ci vogliono ricavare soldi anche a scapito della qualità. Da MacDonald di Super Size Me al vino di Nossiter, il documentario di denuncia sembra essere diventato quasi un pretesto per fare cinema. Non tutti però sono Michael Moore. E il fatto di essere appassionati all'argomento non cambia i valori in campo. E' come se Mourinho facesse un documentario sul calcio o Vissani uno sulla cucina. Mondovino sa di tappo, nonostante la confezione. Eppure uno può far finta di niente e può farselo piacere, perché va di moda, perché in definitiva nasconde dietro la sua democraticità anche la sua faccia un po' snob

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Titolo originale: id.


Regia: Jonathan Nossiter


Distribuzione: Bim


Durata: 132'


Origine: Argentina/Francia/Italia/Usa, 2004


 

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