Monica, di Andrea Pallaoro

Un film che resta un po’ troppo lontano da noi, come se le immagini, dotate di una certa austerità, faticassero a distendersi e a trovar ampio respiro. Concorso

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È un film che potrebbe esser definito denso Monica di Andrea Pallaoro, in concorso a Venezia 79. Di nuovo, il regista ci restituisce un’opera di cui si avverte come un peso tangibile, una densità per l’appunto, che va oltre la drammaticità della storia, quella di Monica, che dopo tanti anni di lontananza torna nella sua casa d’infanzia perché la madre, la bravissima Patricia Clarkson, è affetta da un gravissimo tumore. Ma non è per questo che la donna non è in grado di riconoscere la figlia, e, all’interno della casa d’infanzia della protagonista, piena di ricordi sviluppata su più piani e esterni, inizia un percorso di progressivo riavvicinamento di Monica con la madre e con il fratello Paul.

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Un peso e come una sorta di austerità che vanno oltre la drammaticità della storia, dicevamo. Si, perché le immagini di Monica si prendono tutta la serietà e i i tempi necessari per mostrarsi ed esprimersi, tempi di esplorazione degli interni, di silenzi e spazi invasi da primi piani della protagonista, l’attrice Trace Lysette, laddove la macchina da presa di Pallaoro si concentra principalmente sul suo viso e sul suo corpo. È una macchina devota, cha scruta la sua muta esaltandone la seduttività e omaggiandone una sinuosità che è al contempo, in una contraddizione che si rivela ipnotizzante, spigolosa, dura. Perfetta per un personaggio che deve riuscire a lasciarsi e a lasciar andare, come è necessario che accada quando si ritrova un affetto che ci ha feriti e che appartiene ad un passato che pur se nostro non è detto che ci appartenga ancora.

Ma il punto è che anche le immagini di Monica fanno fatica a lasciarsi andare. Come troppo coscienti di loro stesse, sembrano non riuscire a disciogliersi o a dispiegarsi, finendo così  per mancare di una certa leggerezza e faticando talvolta a trovare lo spazio per un ampio respiro. E rimane fra noi e il film una sorta di distanza, impossibilitati ad abbandonarci del tutto non tanto alle vicende, quanto alla poeticità chiaramente voluta dalla forma di ciò che ci viene mostrato. Qualcosa rimane quindi bloccato, come se il film resistesse al carico di emozioni che, date le dinamiche raccontate, le sono intrinseche. Che poi va detto, questa distanza potrebbe in un certo senso esser voluta da Pallaoro stesso, esser funzionale al racconto della costruzione di un rapporto dopo anni di freddezza e lontananza. Certo è che comunque ci sembra che la densità sopracitata del film, si trovi come al limite con una certa imperturbabilità e indigeribilità, col risultato ciò che ci viene mostrato sembra accadere un po’ troppo lontano da noi.

 

Regia: Andrea Pallaoro
Interpreti: Trace Lysette, Patricia Clarkson, Emily Browning, Joshua Close, Adriana Barraza, Graham Caldwell, Ruby James Fraser
Distribuzione: ARTHOUSE di I Wonder Pictures
Durata: 110′
Origine: USA, Italia 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.8
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Il voto dei lettori
3.5 (8 voti)
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