Monte Hellman, incontri e ricordi a Bologna

Nel corso degli incontri con il pubblico, in occasione della retrospettiva che Bologna ha deciso di dedicargli, Monte Hellman si è raccontato volentieri e con grande eleganza. Ha ripercorso i suoi esordi nel cinema, da semplice tuttofare che si occupava delle spedizioni delle pellicole e della pulizia dei depositi di uno studio in cui avevano lavorato Charlie Chaplin, Douglas Fairbanks e altri grandi, all’incontro fortuito con Roger Corman, grande fonte d’ispirazione e suggerimenti

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Si è da poco conclusa a Bologna la retrospettiva dedicata al cinema di Monte Hellman, progetto promosso da Cineteca di Bologna, Regione Emilia-Romagna – Assessorato alla Cultura, in collaborazione con Associazione Circuito Cinema di Modena, Museo Nazionale del Cinema di Torino – Fondazione Maria Adriana Prolo e Cinemateca Portuguesa.

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L’occasione è stata una di quelle imperdibili, in quanto ha visto programmati nell’arco di pochi giorni 10 film (molti dei quali inediti) del regista e due preziosi incontri con il pubblico.
Hellman, newyorchese (nato nel 1932), poco conosciuto in Italia, ha esordito nel lungometraggio nella scuderia di Roger Corman, con Beast from Haunted Cave (1959), per poi continuare con una filmografia singolare, che vede alternarsi B-movie come Flight to Fury (1964), a Cockfighter (1974), duro film sui combattimenti di galli e su di un uomo che sceglie il silenzio fino alla fine della storia, passando per due western praticamente gemelli (perché girati in contemporanea e con quasi lo stesso cast), dal ritmo lento e dalle atmosfere pessimiste e astratte, Le colline blu (Ride in the Whirlwind 1965) e La sparatoria (The Shooting 1967), quest’ultimo considerato il suo capolavoro insieme a Strada doppia corsia (Two-lane Blacktop, 1971), road movie carico di vuoto e alienazione.
Nel corso degli incontri con il pubblico, Hellman si è dunque raccontato volentieri e con grande eleganza, ripercorrendo i suoi esordi nel cinema, da semplice tuttofare che si occupava delle spedizioni delle pellicole e della pulizia dei depositi di uno studio in cui avevano lavorato Charlie Chaplin, Douglas Fairbanks e altri grandi, all’incontro fortuito con Roger Corman, grande fonte d’ispirazione e suggerimenti. Ricorda due consigli in modo particolare: non pensare al budget  accontentandosi di girare con i soldi a disposizione e, se la pellicola è troppo lunga, togliere due fotogrammi, uno prima della giunta e l’altro dopo; in tal modo è possibile tagliare circa dieci minuti di film.
Hellman guarda al passato con grande nostalgia, anche perché si trattava di un’epoca speciale, in cui era possibile lavorare con grande libertà; bastava conoscere una persona ed una stretta di mano era sufficiente per poter girare un film, cosa ormai impossibile. Pensare di aver collaborato alla nascita della New Hollywood non lo interessa, perché non ama l’idea di far parte di un movimento e non ama le periodizzazioni: per lui il tempo è un continuum, un processo quotidiano che si costruisce giorno per giorno.
Le sue influenze cinematografiche predominanti sono sicuramente John Huston (Giungla d’asfalto in particolare), Carol Reed (Outcast of the islands, Idolo infranto), Jacques Rivetee (Paris nous appartient) e David W. Griffith.
Sul finire dell’incontro vengono fuori due particolari interessanti: qualcuno potrebbe pensare che La sparatoria eStrada a doppia corsia siano legati dal comune finale spiazzante e dall’uso della slow motion (il rallenti), ma non è così: per il primo film l’idea è venuta a Hellman, mentre guardava in televisione l’uccisione di Lee Harvey Oswald, che essendo estremamente veloce veniva rallentata per dare modo di vedere bene l’azione, mentre il secondo è stato ispirato da Persona di Ingmar Bergman. Hellman si fa intrigare più dalle emozioni che dalle idee ragionate e in un film che parla di velocità l’idea del rallentare era estremamente affascinante.
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