Morbius, di Daniel Espinosa

Fa quasi tenerezza, questo vampiro, che il film tratta come un eroe invece di assecondare i suoi istinti. Così, quando la narrazione cade sotto le sue costrizioni tutto ha il sapore di una liberazione

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In un cinema pop sempre più codificato, quella del Sony’s Spiderman Universe è davvero un’anomalia che spicca tra i vari universi condivisi e narrazioni transmediali. Quello Sony è in effetti un progetto sull’assenza, quella di Spider-Man, appunto, trasmigrato da tempo nell’MCU Marvel/Disney. Quello Sony è dunque l’universo del contro-campo, dei vilain di Spider-Man, protagonisti di nuove avventure, utili forse anche a dimostrare come non ci sia bisogno dell’Arrampicamuri per creare racconti avvincenti.

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Ma quella di Sony è un’idea di cinema senza personalità, incapace di ripensare davvero gli spazi in cui si muove, un cinema senza cinema, tutto inscritto in un contesto esterno ai film stessi, nei corpi dei suoi protagonisti o in una strana nostalgia per un cinema pop pre MCU, quasi anni ’90 come ben raccontano i due Venom con Tom Hardy, ma privo di una progettualità a lungo termine.

E allora, ora che in questo strano universo si fa strada Morbius, di Daniel Espinosa, con al centro l’omonimo biochimico che per curare la sua malattia autoimmune si trasforma in vampiro e deve lottare per reprimere l’istinto di nutrirsi di sangue umano, il meccanismo non può che andare in mille pezzi.

Perché Sony non vuole ipotizzare altre traiettorie. Preferisce, ancora, appoggiarsi al suo attore e rispolverare un linguaggio ormai stantìo, ragionare, ancora, sulla grammatica dell’antieroismo.

Ma Jared Leto non è Tom Hardy, non ha la sua prorompente presenza scenica ed il suo Morbius non ha evidentemente il carisma antieroico di Venom. Il film, tuttavia, non sembra accorgersene. Piuttosto che esplorare le potenzialità di un personaggio affascinante proprio perché respingente, preferisce chiudersi pigramente nelle strutture dei suoi predecessori, replicandone la forma e finendo, tuttavia, per girare a vuoto.

Morbius racconta in effetti lucidamente quanto Sony non sia in grado di gestire una narrazione basata su un vilain, irretita com’è dall’indugiare su certe traiettorie “difficili” del racconto che mal si addicono a quell’idea di antieroe a cui punta. Il film quindi trucca le carte, forza il protagonista a compiere un viaggio dell’Eroe a cui non è minimamente interessato o glissa sugli elementi più violenti della sua caratterizzazione, che porta in campo solo quando serve e mai oltre il necessario.

Morbius

Morbius procede dunque per tappe forzate, prevedibili e impedisce al racconto di abbracciare la sua anima più oscura. E allora, di questo passo, il racconto non può che andare in corto, lasciando emergere la sua scrittura opprimente e raccontando tutto lo spaesamento dello stesso Jared Leto, evidentemente più a suo agio nei rari exploit orrorifici, che nelle inconsistenti parentesi melò o action.

Paradossalmente, molto più padrone della scena sembra essere il vilain interpretato da Matt Smith, che asseconda con convinzione le asperità del suo personaggio lanciandosi spesso in un divertito overacting che a tratti rischia persino di oscurare il protagonista. Proprio l’approccio al personaggio di Smith è in effetti la prova di cosa sarebbe potuto essere Morbius se fosse stata una folle horror comedy delirante alla Raimi, se fosse riuscito a carpire il suo reale potenziale, ma ormai è tutto inutile.

Per il film di Espinosa l’orrore è un’inerte escrescenza citazionista oppure è un debolissimo rimando linguistico, tra pipistrelli alla Christopher Nolan e spazi angusti nella cui ombra agisce il Mostro, poco importa se è la stessa regia ad apparire ben più padrona del film in questi brevi momenti “di genere” piuttosto che in tutte quelle sequenze legate all’ormai tradizionale linguaggio blockbuster.

Vuole dialogare con il grande intrattenimento pop, Morbius, ma viene da chiedersi quanto possa interessare davvero il tipo di cinema di cui si fa rappresentante, senza idee, senza personalità, pronto a cannibalizzare personaggi e situazioni attorno a sé per trasformarle in nuove narrazioni e proprietà intellettuali. A ogni costo. Anche facendo tabula rasa attorno a sé.

Titolo originale: id.
Regia: Daniel Espinosa
Interpreti: Jared Leto, Jared Harris, Matt Smith, Michael Keaton, Tyrese Gibson, Adria Arjona, Tom Madrigal, Corey Johnson
Distribuzione: Sony Pictures Entertainment Italia
Durata: 104′
Origine: USA, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
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Il voto dei lettori
2 (4 voti)
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