Morto il giornalista Furio Colombo, sua l’ultima intervista a Pasolini
Giornalista, corrispondente, direttore e deputato, ma anche insegnante al DAMS, scrittore di programmi culturali in RAI, autore di libri su cinema, comunicazione e ultimo a intervistare Pasolini.

Aveva 94 anni, ha scritto per molte testate italiane e non: La Stampa, Repubblica, New York Times, Panorama, L’Espresso e L’Europeo. Dal 2001 al 2005 fu direttore dell’Unità, nel 2009 fu co-fondatore del Fatto Quotidiano, nel 1996 deputato dell’Ulivo e nel 2008 del Partito Democratico
Furio Colombo iniziò la sua carriera nel mondo della cultura negli anni Cinquanta con la stesura di programmi culturali della RAI, tra i suoi colleghi c’erano Umberto Eco e Gianni Vattimo. Negli anni Settanta insegnò teoria, tecniche dei media e del linguaggio radiotelevisivo presso l’appena nato DAMS di Bologna, poi continuò a essere docente all’Università di Bologna, alla Columbia University di New York e all’Università di Berkeley, in California, con corsi sul giornalismo e sulla comunicazione.
Il suo legame stretto con gli Stati Uniti, che negli anni ha sempre mantenuto, lo portò a diventare direttore dell’Istituto di cultura italiana di New York dal 1991 al 1994 e a scrivere testi sui media americani, come Cinema e televisione dell’ultima America, Documenti sul Nuovo Medioevo (di cui è co-autore insieme a Umberto Eco), Televisione: la realtà come spettacolo e Ultima Hanoi, con prefazione di Alberto Moravia, dove rifletteva su come i media americani, inclusa la televisione e il cinema, rappresentassero la guerra in Vietnam.
Negli anni Novanta il giornalista si è concentrato sulla comunicazione e la modernità, scrivendo libri come Il destino dei libri e altri destini, La città profonda e Confucio e il computer. Memoria accidentale del futuro.
Furio Colombo è stato anche l’ultimo a intervistare Pier Paolo Pasolini. L’intervista venne pubblicata sull’Unità quando già lo scrittore e regista era stato ucciso, con il titolo Siamo tutti in pericolo, diventata poi un libro firmato da Colombo e Gian Carlo Ferretti. Un altro collegamento con il cinema è la sua presenza come consulente sul set de Il caso Mattei, in cui ha persino recitato una parte.