Morto Marvin Hagler, uno dei più grandi pugili di sempre

Se ne è andato a soli 66 anni “The Marvelous”, il peso medio della boxe che fu campione incontrastato dal 1980 al 1987

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La notizia ha scosso tutti gli appassionati dello sport ed in particolare della boxe: il 13 Marzo Marvin Hagler, campione indiscusso dei pesi medi dal 1980 al 1987, è morto all’età di 66 anni. A dare la notizia è stata la moglie Kay G. Hagler, che in un post sulla pagina Facebook del pugile, ha scritto che suo marito è deceduto nella casa di famiglia. “Mi dispiace fare un annuncio molto triste. Oggi purtroppo il mio amato marito Marvelous Marvin è morto inaspettatamente a casa sua qui nel New Hampshire“, ha succintamente rivelato. Non si sa ancora quali siano state le cause precise, anche se uno dei figli di Hagler, James, ha dichiarato a TMZ che suo padre è stato portato in un ospedale sabato mattina dopo aver avuto problemi di respirazione e dolori al petto.

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Scompare così quello che la International Boxing Hall of Fame ha riconosciuto fra i più grandi pugili di ogni tempo, emblema di quella boxe anni Ottanta ancora capace di gesta epiche e racconti ancor più leggendari. Soprannominato “The Marvelous”, per il suo stile elegante e brutale sul ring, che nel momento del suo massimo fulgore tecnico-atletico era davvero qualcosa di incredibile, in carriera ha raggiunto vette di eccellenza che l’hanno reso amatissimo trasversalmente.

L’Italia, in particolare, è stata sempre presente nel destino di Marvin Hagler, sin dai suoi esordi. Originario di Newark, nel New Jersey, all’età di 13 anni si trasferì infatti a Brockton, la città del mito Rocky Marciano, figlio di emigrati italiani. Qui Hagler imparò a boxare nella palestra guidata dai fratelli italoamericani Pat e Goody Petronelli. Passò presto al professionismo, ma arrivò a disputare il titolo mondiale dopo ben 7 anni di pugilato e ben 50 match. Il primo assalto al titolo mondiale avvenne contro un altro italo-statunitense, il 30 novembre del 1979: il match contro Vito Antuofermo (che compare come attore in un film di un illustre connazionale, il Francis Ford Coppola de Il Padrino parte III), si svolse a Las Vegas e dopo 15 riprese finì in parità. L’atleta italiano era il detentore del titolo e quindi lo conservò, ma l’incontro divenne celebre perché, forse, non si era mai visto un vincitore in quelle condizioni fisiche: Hagler picchiò così duramente Antuofermo, da rendere necessari ben 70 punti di sutura per rattopparne il volto devastato. Ma “The Marvelous” non si arrese e riuscì a diventare campione dei pesi medi WBC nel 1980, alla Wembley Arena di Londra, con la vittoria sull’inglese Alan Minter, che due anni prima con i suoi pugni aveva causato la morte di un altro sfortunato italiano, “l’Angelo biondo” Angelo Jacopucci. Quella notte Hagler subì per la prima volta anche i durissimi colpi del razzismo. Molti aderenti al National Front, vedendo il loro pugile distrutto in tre round, scatenarono l’inferno, lanciando sul ring centinaia di bottiglie di birra ancora piene e qualunque altra cose si ritrovassero tra le mani. Nonostante queste difficoltà, una volta salito sul trono dei pesi medi, “The Marvelous” vi restò imbattuto per sette lunghissimi anni, dal 1980 al 1987, con 12 difese del titolo. Nel 1982 si batté contro Fulgencio Obelmeijas al Teatro Ariston di Sanremo, evento incredibile per l’Italia, che fu disputato alle 4 di notte per andare in diretta in prima serata negli Stati Uniti.

 

I suoi match più famosi avvennero al Caesar’s Palace di Las Vegas – e anche qui la mente va a un altro oriundo come Sylvester Stallone che nell’arena del celebre hotel allestì il ring del suo Rocky III. Lì, nel 1983, Hagler superò per decisione unanime il panamense Roberto Duran e, due anni dopo, sconfisse il connazionale Thomas Hearns al terzo round, in un match durato meno di otto minuti, ma così epico da entrare nella storia come uno tra i più violenti e spettacolari della categoria. Tra i suoi incontri memorabili, anche quello contro l’ugandese John Mugabi, soprannominato “La Bestia”, a Las Vegas nel 1986.

La svolta definitiva della sua carriera avvenne con la sconfitta contro Sugar Ray Leonard nell’attesissimo match del 6 aprile 1987: Hagler perse ai punti per decisione non unanime dei giudici e non accettò il verdetto, decidendo poi di abbandonare la boxe dopo che Leonard rifiutò di concedergli la rivincita. Nella sua carriera, durata 14 anni e terminata a soli 33 anni, Hagler è salito sul ring in 67 incontri con un record di 62 vittorie (52 per KO), due pareggi e tre sconfitte subite per KO.

 

Il legame con il nostro Paese divenne amore vero e proprio quando, conclusa la carriera pugilistica, si trasferì a Rozzano per intraprendere la carriera di attore. Fu tra i protagonisti, nei panni di un roccioso marine, dei film di medio successo Indio e Indio 2, diretti da Antonio Margheriti, prodotti sulla scia della serie di Rambo, ma anche del più sfortunato Potenza virtuale, al fianco di Terence Hill (1997), mai distribuito nelle sale italiane. Fece anche una simpatica comparsata televisiva nel 2000 in una puntata del programma Premiata Teleditta, mentre nell’estate del 2009, insieme ai ragazzi della Sportforma Boxe di Torino, fu narratore protagonista nel documentario Il Cinema sul ring, di Simone del Vecchio, passato su Sky Italia. Una volta, durante un’intervista, a chi gli chiedeva, dopo tanti anni di amore per l’Italia, su cosa non fosse riuscito proprio ad adeguarsi rispose con una battuta: “L’unica cosa per cui la gente storce il naso è quando al ristorante chiedo il ghiaccio per il vino rosso, in quello sono rimasto americano”. E allora forse non resta che salutarlo con le parole di Nino Benvenuti, gloria nostrana del pugilato che non ebbe mai il piacere di incrociare i guantoni con lui: “Ciao amico, fai meraviglie anche lassù!

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