MOVIEGAMES – Enter The Matrix & Vietcong

E' più "cinematografico" il gioco ispirato al film o il "film-gioco"? “Enter The Matrix” viene direttamente dal film mentre Vietcong "è già" un film interattivo, da guardare e giocare sui PC casalinghi, ma che non sfigurerebbe nelle sale.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Domanda solo in apparenza artificiosa e retorica. Infatti i fan (compreso il sottoscritto) aspettavano con medesima impazienza sia Matrix Reloaded sia il gioco ad esso ispirato, Enter The Matrix (Shiny/Warner/Atari/Infogrames, per tutte le piattaforme con sottotitoli in italiano). Dato che il film è un riuscito mix di cyberpunk, arti marziali in stile Hong Kong e dietrologia alla X-Files; dato che è stata montata una notevole campagna pubblicitaria tanto sul film che sul gioco, il mondo dei videogiocatori era in fermento per capire come le pellicole dei fratelli Wachowski fossero state adattate all'interattività videoludica. Ma la montagna ha alla fine partorito il classico topolino.

--------------------------------------------------------------
THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA

--------------------------------------------------------------
Intendiamoci: non vogliamo con ciò sostenere che Enter The Matrix sia un brutto gioco, anzi si inserisce nel solco di giochi arcade tratti da film d'azione che anche qui abbiamo elogiato, come nel caso ad esempio di Terminator: Dawn of Fate. In ETM possiamo impersonare Niobe o il suo primo ufficiale Ghost (la scelta del personaggio fa sì che le missioni affrontate siano leggermente diverse all'interno però di una stessa trama) impegnati in missioni collaterali a quella di Neo, Trinity & Morpheus. La visuale è la classica terza persona con una telecamera che zooma leggermente in automatico a seconda dell'ampiezza degli ambienti. La prima persona è disponibile per guardarsi attorno ed in più con un tasto è possibile attivare una funzione denominata "Focus": si tratta della possibilità – già vista in Max Payne – di mettere per un breve periodo al "rallentatore" il gioco per evitare le pallottole di un folto gruppo di assalitori. È questa funzione che ha fatto paragonare ETM proprio a Max Payne, ma la terza persona di quest'ultimo era legata allo sguardo del protagonista ed estremamente funzionale alla struttura da sparatutto 3D del titolo. Anche il "bullet time" attivabile in Max Payne era estremamente funzionale a questo genere grazie alla comoda possibilità di gestire indipendentemente il movimento del corpo e quello degli occhi (abbinato alla linea di fuoco). In ETM il Focus non è mai così fondamentale come il bullet time in MP, ma un altro fattore decisivo di differenza è che il primo non è solo uno sparatutto, ma piuttosto un mix tra shooter e picchiaduro. In questo senso il gioco a cui può essere paragonato non è tanto MP quanto piuttosto Oni. In sostanza dunque si tratta di un gioco divertente, relativamente semplice da portare a termine (grazie anche al comodo sistema di suggerimenti), molto fluido (grazie però anche ad una grafica non eccelsa) ma proprio per questo al di sotto delle aspettative che i produttori stessi avevano creato. Unica concessione ai fan: filmati originali con gli attori del film usati come FMV di raccordo tra un livello e l'altro.Al contrario un gioco che apparentemente avrebbe poco da spartire col cinema, se non il fatto che il suo soggetto è stato al centro di numerosi film di successo, è Vietcong (sviluppato da Pterodon e Illusion, pubblicato da Take2 e distribuito da Cidiverte per PC) che al primo sguardo parrebbe il "solito" sparatutto in soggettiva ambientato nel palcoscenico della prima "sporca guerra" americana. Nostro compito quello di impersonare il tenente Steve R. Hawkins spedito, dopo un duro addestramento, in un campo vietnamita per combattere le truppe ribelli del nordMa ben presto ci accorgiamo che non si tratta del "solito" sparatutto. Già nella fase d'addestramento ci ritroviamo un istruttore che ci vomita oscenità addosso (stile Full Metal Jacket) e poi nella giungla lo sproloquio è comune, un po' per spaventare i nemici, un po' per farsi coraggio. Tra l'altro la completa traduzione in italiano, parlato incluso, aiuta decisamente a calarci nella vicenda. Il gioco poi è strutturato in una serie di missioni legate fra loro dal filo logico di una storia (Mafia, di Illusion Softwork, docet) e anche all'interno di ogni missione dobbiamo compiere azioni ben precise. Ciò potrebbe far pensare a Die Hard: Nakatomi Plaza, ed il riferimento è corretto se non per una realizzazione di grado decisamente superiore. Ci troviamo insomma di fronte ad una vera e propria avventura in prima persona: un'avventura costituita non dalla soluzione di enigmi logici ma dall'obiettivo della sopravvivenza in ambiente ostile per noi e per i nostri commilitoni. Il tutto – speranze, gioie, dolori, tragedie – testimoniato nel "nostro" diario, il diario che il ten. Hawkins aggiorna alla fine di ogni missione ascoltando il rock anni '60 che esce dalla radiolina da campo. Se la storia rimane unica (niente, insomma, finali alternativi o trame multiple), è in parte possibile la scelta della tattica – ad esempio se attaccare frontalmente o aggirare il nemico – con un'oculata scelta delle armi, dato che se ne possono portare realisticamente solo due. Il tasto destro del mouse, che solitamente attiva la funzione di sparo secondario, qui più realisticamente serve con qualsiasi arma per mirare. Funzione che aumenta in misura esponenziale la sensazione di trovarci calati in una realtà non virtuale, anche perché serve per sporgersi automaticamente dai ripari per mirare ai nemici. Ulteriore realismo viene poi dalla grafica ed in particolare dal modo in cui è stata realizzata la giungla vietnamita (studiata dagli sviluppatori assieme a biologi ed a veterani): estremamente fedele eppure con un grado di dettaglio sufficientemente basso da non dover richiedere un computer della Silicon Graphic per poterci giocare decentemente (come invece rischia di accadere per i venturi Doom 3 e Half-Life 2). Finalmente – infine – in uno sparatutto abbiamo dei compagni d'arme programmati intelligentemente: ci coprono le spalle, non si buttano continuamente fra noi ed il nemico e se feriti si fermano e chiamano il medico invece di farsi stolidamente ammazzare costringendoci a ricominciare da capo.Fondamentalmente dunque Vietcong "è già" un film, un film interattivo da guardare e giocare sui PC casalinghi, ma che non sfigurerebbe nelle sale. E se può irritare la dedica "alle vittime del comunismo" (che ci sono, ma forse non sono da individuare nei soldati americani in quel caso invasori), i programmatori hanno la gradevole idea di sbloccare, nella modalità missione singola ed in multiplayer (quest'ultimo realizzato benissimo), la possibilità d'impersonare i terribili guerriglieri vietcong.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------
CORSO COLOR CORRECTION con DA VINCI, DAL 5 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative