MOVIEGAMES – Forme di horror videoludico

Preferite l'horror "old style", quello delle vecchie case più o meno vittoriane infestate da misteriose entità e/o maledizioni, o quello "new age" fatto di occhi a mandorla, entità malevole esotiche e atmosfere angoscianti? Scratches da una parte e Forbidden Siren 2 dall'altra contribuiranno ampiamente a soddisfarvi.

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Il genere horror ha trovato fertile terreno di cultura nei videogiochi, tanto è vero che all'interno di questi ultimi si sono creati veri e propri sottogeneri, tra i quali il più noto ed importante è sicuramente il "survival horror" di serie importantissime che hanno a loro volta prodotto spin-off cinematografici come Resident Evil e Silent Hill. Ma anche i sottogeneri classici, quelli derivati dalla narrativa e dal cinema, sono ben rappresentati a livello videoludico. Due esempi sono i recenti Scratches: Graffi Mortali (per Pc, sviluppato da Nucleosys Digital Studio e distribuito in Italia da Power Up in versione completamente e ottimamente localizzata) e Forbidden Siren 2 (per Ps2, sviluppato e distribuito da Sony, in inglese con sottotitoli in italiano).

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In Scratches impersoniamo uno scrittore inglese di racconti horror per il quale un amico agente immobiliare ha trovato una residenza vittoriana libera in cui scrivere con tranquillità il proprio prossimo bestseller (che in realtà è un po' in fase di stasi creativa). La magione per quanto affascinante – tanto più che il precedente proprietario, ingegnere in Africa, l'ha resa una sorta di museo di cimeli tribali – si dimostra da subito scomoda: mancano acqua ed elettricità, anche semplici candele per porre rimedio la prima notte sono introvabili. Nella sua ricerca di soluzioni per tali immediati problemi, Michael Arthate, lo scrittore da noi impersonato, incapperà in documenti che rivelano come il proprietario della magione fece importanti scoperte antropologiche in Africa ma anche come tali scoperte lo portarono alla follia ed all'omicidio della moglie. Il motivo di tale "trasformazione" era da ricondurre ad una misteriosa tribù africana creduta estinta e di cui egli invece aveva ritrovato i discendenti, studiandone riti per poi scoprire di avere portato con sé anche una maledizione misteriosa e mortale. Fin dai primi minuti nella casa, sceso in cantina per vedere se i fusibili sono a posto, Michael avvertirà un senso sopraffacente d'angoscia legato a sussurri e presenze. Nonostante siamo in presenza di un'avventura grafica (in prima persona) decisamente standard come gameplay, la difficoltà non sta tanto nella presenza dei più o meno famigerati (a seconda di quanto ne siamo appassionati) puzzle, quanto nella raccolta di indizi ed oggetti che possono rivelarsi utili per il prosieguo del gioco. In questo senso ogni elemento è strettamente funzionale alla trama, compreso il fatto che Michael si trovi assolutamente da solo nella casa, collegato al mondo esterno unicamente dal telefono. Elementi questi che contribuiscono a creare un senso di claustrofobia e di alienazione elevati ad un livello estremo dall'assenza di puzzle logici e dalla relativa necessità di focalizzare l'attenzione unicamente sulla trama.

Esattamente il contrario in termini di univocità narrativa Forbidden Siren 2, che esplode il continuum narrativo in centinaia di frammenti – in parte full-motion video (con una grafica eccezionale tra il fotorealismo e il disturbo tipico di una cattiva trasmissione video ricreato ad arte) ed in gran parte interattivi – situati in coordinate temporali apparentemente incoerenti. La trama parla di un'isola dell'arcipelago giapponese in cui un misterioso incidente ha trasformato gli abitanti in una sorta di zombie. Giornalisti, militari, parenti, curiosi cercano di scoprire l'arcano e per ognuno di loro si apre una linea narrativa che viene sviluppata in maniera non sequenziale, intrecciandosi con quelle degli altri. Essenziale per ognuno di loro comunque l'evitare il più possibile l'incontro coi mostri, cosa che si può ottenere usando oculatamente il "sightjack", ovvero il potere di vedere attraverso gli occhi degli zombie per desumere dove essi siano e dove sono diretti. In sostanza – come il primo episodio – un mix di horror e di stealth game in terza persona con contorno di tante visioni malate e disturbanti tipiche dell'horror cinematografico giapponese, specialmente dal successo di The Ring in poi. Rispetto al primo episodio è stato migliorato (abbassato: prima era davvero impossibile e anche adesso comunque non si scherza) il livello di difficoltà, ma anche la navigazione attraverso la "mappa" dei frammenti narrativi, che una volta conclusi possono essere rigiocati a piacere, magari per recuperare segreti che la prima volta si erano persi.

In sostanza entrambi sono giochi molto belli che riescono nell'obiettivo che si prefiggono: fare paura al videogiocatore non attraverso gli spaventi improvvisi tipici di Resident Evil quanto piuttosto con un'atmosfera opprimente ed una trama solida e coinvolgente, che nel caso di FS2 occorre ricostruire come un puzzle. A dispetto delle differenze – di ambientazione e di gameplay – si tratta infatti per entrambi i giochi del medesimo modo di spaventare: costruire attorno al giocatore un universo opprimente e claustrofobico, portarlo lentamente di fronte ad oscuri e terribili misteri, fargli condividere l'angoscia e la paura dei protagonisti. In essi nessuna arma (per quanto in FS2 se ne usino svariate), nessuna scorta di proiettili o di medicinali ci darà un senso di sicurezza perché la paura non viene dai mostri che pure possiamo affrontare, quanto piuttosto da contesto in cui veniamo immersi.

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