MOVIEGAMES – La guerra contro le macchine

Da “Terminator 3 – film” a “Terminator 3 – videogiochi! la distanza è breve. Troppo breve, purtroppo, dato che il terzo episodio della serie inventata da James Cameron si è trasformato in giochi che non riescono a dire nulla di più.

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Terminator3 ha generato due nuovi videogiochi: Terminator 3: Le macchine ribelli e Terminator 3: War of the Machines, entrambi pubblicati da Atari. Il primo, sviluppato da Black Ops Entertainment per PS2 è sostanzialmente uno sparatutto in prima persona in cui dobbiamo affrontare le truppe di Skynet e in particolare la terribile (ma affascinante) Terminatrix. Quest'ultima da combattere però passando in un'altra modalità: quella del picchiaduro. Nonostante questa varietà di gameplay, nonostante l'ora abbondante di filmati sia computer generated che ripresi da sequenze del film, nonostante la possibilità d'impersonare Scharzenegger, il gioco non si salva dalla noia a causa della ripetitività e della grafica veramente raffazzonata.

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Molto meglio in questo senso War of the Machines. Sviluppato da Clever's per PC, si tratta anche qui di uno sparatutto in prima persona, ma solo in versione multiplayer. Ovvero, esiste una modalità single, ma da giocare in ogni singolo livello disponibile contro bot gestiti dal computer nello stesso modo in cui si svolge una normale partita contro avversari umani. In multiplayer sono disponibili tre modalità: il classico "Deathmatch a squadre", "Conclusione" dove occorre conquistare e difendere punti chiave sulla mappa, "Missione" dove occorre difendere un oggetto o un'area mentre l'altra squadra deve conquistarlo/a. Nella modalità "Conclusione" il giocatore col punteggio superiore nello schieramento umano può rigenerarsi nei panni di Arnold Schwarzenegger (sia nel multi che nel single-player).Nonostante il fatto che War of the Machines non possa collocarsi al top della categoria un po' perché si tratta di un gioco dedicato esclusivamente al multiplayer, un po' perché ha una grafica che non va oltre la sufficienza, un po' per la scarsità di livelli e di modalità di gioco disponibili. D'altro canto i punti di forza di War of the Machines sono la vastità ed il dettaglio dei livelli, ma soprattutto la cura che è stata posta nella caratterizzazione delle due fazioni: le macchine di Skynet e gli umani di Tech-Com. Con due livelli ambientati nel "presente" in cui Skynet prende il controllo della rete mondiale ed inizia la conquista terrestre mediante i primi due modelli di terminator, il T-1 e l'FK: un semovente cingolato dotato di pesanti mitragliatrici ed una sorta di aereo/elicottero munito di mitragliatrici leggere e lanciamissili. Gli altri dieci livelli sono invece ambientati in un futuro di rovine e distruzione dove gli umani devono cercare la rivincita contro numerosi modelli di terminator. I soldati umani sono decisamente più mobili e veloci dei terminator, ma ovviamente più "deboli" e più facili da "terminare". Unico modello di terminator davvero temibile in termini di mobilità è il FK con capacità aeree. Gli altri modelli di terminator, per quanto robusti, sono lenti, non possono utilizzare i veicoli e le armi fisse presenti nei livelli, mediamente non possono accovacciarsi o distendersi per trovare riparo dietro elementi ambientali. In più il giocatore della fazione umana con punteggio più alto può rigenerarsi nei panni del Terminator per eccellenza, Arnold Schwarzenegger, con una resistenza ed un armamento superiore a quello a disposizione degli umani. In sostanza il gioco in multiplayer si rivela entusiasmante in particolare quando si riescono a trovare server attivi e con un numero sufficiente di giocatori.Ed è qui alla fine il vero punto dolente: un gioco con livelli vari, ampi e ben disegnati, con fazioni adeguatamente diversificate, con una grafica tutto sommato accettabile, è gravemente penalizzato dalla scarsità di livelli, di opzioni di gioco, di una sezione in single player. Mancando tali elementi, la commercializzazione del gioco a prezzo pieno è assai penalizzante col risultato di allontanare da esso proprio gli "hardcore gamers" che con esso si divertirebbero di più.In conclusione il basare un gioco su un brand conosciuto può essere positivo sia per i produttori che per i giocatori – da un lato non è necessario essere originali e dall'altro la mancanza d'originalità è compensata dall'appeal di personaggi e situazioni conosciuti e amati – ma non può essere un alibi per un gioco brutto, o peggio per un gioco potenzialmente anche bello ma pubblicato in fretta e furia, senza una reale verifica della sua "appetibilità". War of the Machines è vittima di questa fretta e furia che hanno indotto alla sua pubblicazione in uno stadio che potremmo paragonare ad un "demo". Peccato: le potenzialità erano quelle di un gioco di successo.

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