MOVIEWEB – Underground on the web: le tracce dell'avanguardia americana

Da Jonas Mekas a Paul Morrissey, un viaggio on line nel New American Cinema e nell'underground statunitense

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Verso la metà degli anni '50, col finire della guerra e l'affacciarsi di nuove tensioni politiche e sociali, il cinema è scosso da fermenti e nuovi stimoli. E' soprattutto il vecchio continente il centro da cui si diffonde un modo nuovo di pensare al cinema. Dopo la boccata d'ossigeno del Neorealismo sono i francesi a dar fuoco alle polveri. Soprattutto grazie ai  "giovani turchi", che si riuniscono alla corte di André Bazin e della rivista "Cahiers du Cinéma" (fondata nel 1951) e che daranno vita alla Nouvelle Vague. Ma anche in Gran Bretagna si avvertono i segni della contestazione, soprattutto intorno alla rivista "Sequence". Nel febbraio del 1956 a Londra, Karel Reisz e Lindsay Anderson firmano un manifesto che afferma la necessità di un uso espressivo e personale del cinema. Parte quel movimento chiamato Free cinema. Più o meno contemporaneamente, venti di novità e nuove correnti scuotono il cinema di mezza Europa, sino ad arrivare al Manifesto di Oberhausen del 1962 che dà vita al Junger Deutscher Film, il Nuovo cinema tedesco. Anche in Sud America il mondo cinematografico vive un fermento sino ad allora sconosciuto. E neppure gli Stati Uniti restano estranei. Ma la situazione di partenza è diversa. Hollywood, col suo sistema produttivo, rappresenta un modello al tempo stesso efficace e rigido, sordo e ostile a qualsiasi cambiamento, a qualsiasi deviazione dai percorsi già tracciati. Ma da un lato il maccartismo ha provocato scontenti e fatto sentire il peso censorio e artistico di un determinato sistema di produzione culturale, dall'altro si fanno avanti tensioni sociali, ampliate dalla guerra fredda, dal conflitto in Corea e dalla successiva Guerra del Vietnam. Nel 1955, un profugo lituano, Jonas Mekas fonda la rivista "Film Culture", dalle cui pagine incomincia a diffondere nuove idee di cinema, in rotta con le convenzioni hollywoodiane. Se Los Angeles è la capitale istituzionale del cinema, New York diviene il punto di riferimento della contestazione, della controcultura cinematografica e non solo. Nel 1959 esce Pull My Daisy di Alfred Leslie e Robert Frank, da un soggetto scritto da Kerouac e interpretato da Ginsberg e Gregory Corso. La connessione con la Beat Generation non è certo casuale. Poco dopo esce Ombre di John Cassavetes. Una vera e propria scossa elettrica, girato in 16 mm (poi rifilmato in 35mm), Ombre ha per protagonisti due giovani neri e presenta uno stile mosso e nervoso, con grande spazio lasciato all'improvvisazione. Diviene un film simbolo di un nuovo modo di fare cinema. Il 28 settembre del 1960 nasce il movimento denominato New American Cinema, che, sempre grazie a Mekas, si doterà di una società di distribuzione, la Film Makers' Cooperative. Il New American Cinema, entità indefinita e polimorfa, si disperde in mille rivoli e tendenze d'avanguardia, dai film dei fratelli Mekas all'underground di Stan Brackhage, Kenneth Anger, Andy Warhol, Gregory Markopoulos, dagli sperimentalismi di Stan Vanderbeek e Robert Breer agli structural films di Ernie Gehr.

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Il web offre numerosi spunti e percorsi di ricerca. Partendo proprio dal padre del New American Cinema, Jonas Mekas, in italiano e inglese è da segnalare http://web.tiscali.it/cinema_underground/, sito piuttosto vecchio (la prima versione è del 1996, aggiornata nel 2001), e quindi graficamente povero, senza immagini e contenuti multimediali. Nonostante questo, il portale offe una panoramica non banale sul pensiero ("Jonas Mekas e la poesia", "Mekas e Film Culture") e sul cinema del lituano (suddividendolo in due periodi, film diary e diary film), con approfondimenti sull'avanguardia, l'underground e il New American Cinema. A completare il quadro una ricca bibliografia, una filmografia e i links. Da qui si può accedere a http://www.film-makerscoop.com/, sito ufficiale della società di distribuzione fondata nel 1962 da Mekas e compagni. Il portale, oltre al catalogo on-line dei film in distribuzione (con tanto di prezzi ovviamente), alle informazioni sulle modalità e le regole di noleggio, dà la possibilità di diventare membro della cooperativa. Inoltre offre una breve storia del movimento sviluppatosi intorno alla società. Seguono news e archivi di notizie, profili di alcuni film-makers membri, una newsletter, links e contatti. Grafica spoglia, poche immagini, nessun contenuto multimediale ma un'ottima velocità di navigazione.


Molto ricca (c'era d'aspettarselo) la proposta web su Andy Warhol. Ma aldilà di una visita obbligata a http://www.warhol.org/, sito ufficiale dell'Andy Warhol Museum di Pittsburgh, va segnalato l'imprescindibile http://www.warholstars.org/, website completissimo sul padre della Factory. Si parte con una biografia accurata, narrata al presente, quasi fosse una cronaca giornalistica che s'accumula nel tempo. Poi si dà conto delle news, costantemente aggiornate, su avvenimenti, incontri, mostre e tutto ciò che può avere a che fare con l'arte di Warhol. A seguire un elenco completo dei suoi film, da Sleep (1963) sino a Blue Movie (1968), compresi quelli da lui prodotti sino agli anni '80. Ogni film ha una scheda con tanto di cast e crew, dichiarazioni dell'autore e dei protagonisti, note sugli aspetti produttivi e sulle vicende della lavorazione. Nella sezione "art", sempre in ordine cronologico, si dà conto dell'attività artistica di Warhol dal '52 all'87, anno della morte: tante schede e approfondimenti ma poche immagini, purtroppo. A questa sezione va collegata quella "pre-pop", in cui si approfondisce l'attività dell'artista dal 1949 al 1962, prima dell'esplosione e della consacrazione della Pop Art. Si possono poi trovare ("superstars" e "condensed") profili e dichiarazioni dei personaggi che hanno avuto a che fare con Warhol, da Nico ai Velvet Underground sino a Valerie Solanas, la folle che attentò alla sua vita nel 1968. A concludere articoli, una bibliografia, una nutrita lista di link e un motore di ricerca che rimanda direttamente a Google.


Da qui si può accedere a http://www.paulmorrissey.org/, sito ufficiale di Paul Morrissey, amico e "allievo" (?) di Warhol, regista di Flesh (1968), Trash (1970) e Heat (1972). L'home-page, molto elegante, si apre con una dichiarazione dello stesso Morrissey: "Films are about personality: the better the personality, the better the film". Dalla pagina iniziale si può accedere ad una breve biografia e alla filmografia con link all'acquisto di DVD. Nella sezione "Media" troviamo articoli e interviste sul cinema di Morrissey: interessanti sono le brevi dichiarazioni rilasciate da George Cukor a Gavin Lambert nel 1972. Interessante anche la pagina "Credits", in cui si discute dei problemi di attribuzione di alcuni dei film di Morrissey, dei suoi rapporti con Warhol ("Nor was Morrissey ever any kind of "assistant" of Warhol") e con la Factory ("Morrissey was not a member of any Factory"). Per concludere la presentazione (con possibilità di acquisto) del libro di Maurice Yacowar The Films of Paul Morrissey (1993), i links e i contatti.

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