MUBI goes to Hollywood
La piattaforma per cinefili arriva agli Oscar con due film, entrando nel circuito delle grandi distribuzioni e superando lo status di servizio streaming

Da poco conclusa la 97esima cerimonia dei premi Oscar, è interessante notare che tra i film nominati quest’anno ci fossero ben due distribuzioni MUBI, e uno di questi concorreva come miglior film. La piattaforma streaming con The Substance e The girl with the needle conferma che non è più soltanto una casa per cinefili esigenti, ma una realtà con ambizioni di distribuzione concrete. Da piccolo servizio streaming per cinema d’autore a competitor per giganti indie come A24 e NEON il passo è breve.
Per anni MUBI ha portato avanti un’identità precisa: una selezione curata fatta di recuperi, classici, titoli dai festival, cortometraggi e documentari. Non un catalogo infinito, ma filtrato attraverso un occhio cinefilo riconoscibile. Poi il passo successivo con l’investimento nella distribuzione, prima in parallelo allo streaming e poi con le uscite al cinema. Nel 2007 Efe Çakarel fonda la piattaforma con lo scopo di dare la possibilità agli spettatori più esigenti di trovare film difficilmente recuperabili nel mare dello streaming che in quegli anni è dominato dai siti illegali. Ancora Netflix è un servizio di noleggio DVD e Prime Video deve nascere come piattaforma. In origine il nome scelto è The Auteurs, dando subito l’idea di cosa offrire. Nel 2010 cambia nome in MUBI e inizia a stringere partnership strategiche, come quella con il Festival di Cannes, che l’aiuta a imporsi nel circuito cinefilo. Mentre Netflix cresce con un modello on demand, puntando su nuove uscite, MUBI sceglie una via completamente diversa: pochi film alla volta, rinnovati con cadenza, una selezione mirata che diventa il marchio di fabbrica. Più una cineteca digitale che un servizio di streaming.
Per anni MUBI resta fedele alla sua missione cinefile, ma nel 2016 inizia ad acquistare i diritti per la distribuzione di alcuni film per permettere non solo di inserirli successivamente nel catalogo, ma anche di avere la possibilità di portarli prima al cinema. Un modello che ricorda quello di A24 ma con una differenzia sostanziale: MUBI è anche un piattaforma, può integrare il digitale e sala in un solo colpo. Così la piattaforma diventa il distributore ufficiale in Regno Unito e Irlanda di Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, poi Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma , First Cow di Kelly Reichardt e Annette di Leos Carax.
Tornando alla questione Oscar, The Substance sembra essere un punto di svolta per la piattaforma streaming. Il film di Coralie Fargeat che ha incassato più di 75 milioni di dollari, è a tutti gli effetti il più grande successo targato MUBI. Ciò ha portato alla piattaforma una grande visibilità a livello globale. Negli ultimi anni MUBI sta affinando un modello ibrido tra festival, sala e piattaforma simile a quella di A24 e NEON ma con una strategia diversa. Se la casa di produzione indipendente newyorkese è un brand pop che è riuscito a far diventare il cinema indipendente un fenomeno culturale con titoli come Everything Everywhere All at Once, Midsommar e Diamanti grezzi, e NEON si muove nel circuito del festival e concorsi internazionali – da ricordare Parasite che ha vinto l’Oscar come miglior film – MUBI gioca sul territorio della cinefilia e dell’accessibilità immediata.
Non solo Oscar, MUBI ha piazzato nell’ultima stagione di festival internazionali le sue distribuzioni: dall’81esima mostra del cinema di Venezia con l’ultimo lavoro di Luca Guadagnino Queer, all’ultima Berlinale, con Hot milk e Magic Farm.