Muori di lei, di Stefano Sardo
Cinema grottesco in piena regola, capace di osservare le complessità dei rapporti, con sguardo buffo e sprezzante. Con tre interpreti estremamente funzionali.

“Salve! Sono io, non si ricorda? La patata del piano di sopra…”. È il 1955 e Billy Wilder firma a quattro mani con George Axelrod la sceneggiatura di Quando la moglie è in vacanza, riflessione ironica e raffinata sul concetto di fedeltà coniugale. Wilder non va per la leggera. Per questo, nonostante i toni del film siano chiaramente brillanti e mai amari, l’incontro/scontro tra il marito devoto di Tom Ewell e la bionda mozzafiato interpretata da Marilyn Monroe, parla chiaro, molto chiaro. Quando la fedeltà di un uomo risulta davvero incrollabile? È solo a causa della solitudine che tutto può finire, o c’è di più? A pochi giorni di distanza dal similare, eppure differente Gioco pericoloso di Lucio Pellegrini, esce nelle sale Muori di lei di Stefano Sardo.
Luca (Riccardo Scamarcio) è un professore di liceo di mezza età, la cui crisi silenziosa fa riferimento ad uno scontro sopito con una figura paterna curiosamente ingombrante. Ecco perché pur desiderando molto più dalla vita, non è mai riuscito a sfuggire dal confronto. Il destino però non gli ha riservato sventure; al contrario, gli ha riservato una moglie amorevole e fedele, Sara (Maria Chiara Giannetta), medico ospedaliero figlia d’arte ed una giovane e seducente sconosciuta della porta accanto, Amanda (Mariela Garriga).
Come il Richard Sherman del film di Wilder, anche Luca a causa della pandemia da Covid-19, resta improvvisamente solo a casa, confrontandosi per la prima volta dopo molto tempo, con le conseguenze dell’inevitabile attrazione tra corpi e il mistero erotico sprigionato dalla sconosciuta. Non più bionda, non più “… la patata del piano di sopra”, bensì un potenziale pericolo. A quattro di distanza da Una relazione, l’opera seconda di Stefano Sardo non si interroga più tanto sulla possibilità del “lasciarsi andare, pur mantenendo”, quanto sul desiderio in questo caso maschile, autodistruttivo e ingenuo, di rompere le dinamiche della relazione, facendo continuamente dentro e fuori la “gabbia”.
Se infatti Luca trae conforto dalla monogamia, è dall’infedeltà improvvisamente sperimentata, che l’eccitazione puramente carnale esplode nuovamente. Sardo scrive a quattro mani con Giacomo Bendotti un film dallo sguardo ferocemente ironico e mai moralista, la cui osservazione nera e a tratti esilarante – quello di Scamarcio è un piccolo uomo, alle prese con due grandi donne ed una situazione pericolosa ancor più grande – conduce spesso alla risata, che è amara e al tempo stesso spensierata.
Laddove Pellegrini inciampa sul triangolo indesiderato e irrigidito, Sardo trova la misura, dirigendo tre interpreti estremamente funzionali, in un gioco di seduzione, non detti e menzogne, la cui lodevole capacità è quella di non prendersi mai realmente sul serio, divertendosi e rimestando nel nero e nel marcio delle nostre vite e desideri, senza alcuna pietà. Un’esplorazione derisoria, voyeuristica e goffa dell’erotismo e della lotta tra classi.
Regia: Stefano Sardo
Interpreti: Riccardo Scamarcio, Maria Chiara Giannetta, Mariela Garriga, Paolo Pierobon, Giulio Beranek, Francesco Brandi, Federico Mancini
Distribuzione: Medusa Film
Durata: 103′
Origine: Italia, 2025