Music, di Sia

Il primo film da regista e sceneggiatrice della cantante australiana è un promettente ma malfermo racconto di formazione che cade vittima, alla lunga, di un approccio alla materia antiquato

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Music, l’esordio della cantautrice Sia Furler, arriva in streaming su MyMovies dopo una gestazione particolarmente lunga. Sia lo gira nel 2017 ma lo annuncia nel 2015, quando si dice pronta per il suo debutto nel lungometraggio dopo aver collaborato alla regia di Chandelier, uno dei suoi video più noti.

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In quel momento la cantante ha ancora troppe poche idee per procedere con il progetto ma quelle che ha sono particolarmente chiare. Sarà lei stessa a scrivere la sceneggiatura, insieme all’illustratore di libri per bambini Dallas Clayton e la sua protagonista sarà Maddie Ziegler, enfant prodige della danza che collabora con Sia proprio da Chandelier.

Tre anni dopo il primo ciak, Music rappresenta forse il prodotto più puro dello stile visionario e al contempo edificante già riscontrato nel suono di Sia, un racconto formativo in forma di musical con al centro l’ex tossicodipendente Zu (Kate Hudson), costretta a prendersi cura di Music (Maddie Ziegler), sua sorellastra autistica.

La pressione che grava su Sia è evidente ma è indubbio che la cantante provi a rispondere alle attese in modo ambizioso, confezionando un prodotto che vorrebbe raccontare in maniera personale una tematica delicata come l’autismo. Il passo umanista ed il sincero affetto attraverso cui la cantante prova a tradurre sulla scena la complessa interiorità di Music sono in effetti evidenti.

Sia, in tutto il centratissimo primo atto, riesce, con consapevolezza, anche attraverso lo stile visivo luminoso ed ironico di Clayton, a restaurare e adattare ai tempi le forme calorose e rassicuranti dei musical classici, spostandosi agilmente in un caleidoscopio di spunti che guardano tanto a Fred Astaire che a Lin-Manuel Miranda.

A lungo andare, tuttavia, il meccanismo pare incepparsi in maniera inusuale per un esordio di questo tipo. Sotto l’evidente patina di coolness, infatti, Music nasconde un linguaggio che declina il genere e, in particolare, la tematica dell’autismo, in maniera prevedibile, riconoscibile, un approccio generato da una scrittura “su binari”, che quasi anticipa le svolte di trama prima che si sviluppino.

La sensazione è che Music voglia essere un prodotto eminentemente “da gara”, un competitor nella stagione dei premi 2021 e in realtà alcuni dettagli su cui si regge il film, dalla scrittura a tratti didascalica all’attenzione sull’elemento melò, passando per il makeover estetico di Kate Hudson, potrebbero tradire la natura competitiva del film di Sia ma la verità è più complessa di così.

Music

Alla prima prova di regia la cantante sa infatti di muoversi in uno spazio ancora inesplorato e, sulla lunga distanza, è evidente che punti ad una pellicola solida oltreché capace di coinvolgere i più ampi strati di pubblico possibile, non solo il suo fandom.

Non è casuale che il film, a tratti, desideroso di dare spazio anche a tipi diversi di target, apra linee di trama superflue che poi dovrà chiudere in fretta né è un caso che la regia si rifugi con il tempo in una sorta di spazio sicuro, che la porta a trattare le tematiche in maniera quasi codificata. Quando lo ritiene necessario, dunque, Sia guarda al linguaggio di certo cinema proletario, arriva a citare Kramer contro Kramer e, a volte, pur in buona fede, nel raccontare l’autismo in maniera realistica ma al contempo empatica, rischia di cadere nei cliché rainmaniani. Alla fine, il promettente racconto sull’autismo firmato da Sia finisce (come il resto della storyline) affogato da una sintassi vecchia di almeno trent’anni.

Troppo preoccupata a cercare una struttura riconoscibile che regga il suo film, la cantante perde purtroppo il focus su elementi centrali dell’intreccio che avrebbe potuto risolvere con un minimo di calma in più e soprattutto non sembra rendersi conto delle potenzialità del suo cast di comprimari che, pur obbligato dalla gabbia in cui li ha circondati, riesce a restituire performance particolarmente centrate.

Pur animato da buone intenzioni, Music alla fine non può fare a meno di mandare in pezzi il suo stesso meccanismo, impossibilitato a costruire un dialogo efficace tra le sue diverse parti e risultando un amalgama scomposto di almeno tre film diversi e di un malfermo visual album di Sia.

La parabola di Music è quella di un oggetto non identificato in involontaria collisione con la Gran Tavola del cinema che conta. Un prodotto indipendente, nutrito dall’entusiasmo della sua regista, finito a concorrere ai Golden Globe forse suo malgrado e probabilmente ucciso dal puro hype generato da Sia, che evidentemente non è bastato a far muovere il film sulle sue gambe.

 

Titolo originale: id.
Regia: Sia
Interpreti: Kate Hudson, Leslie Odom jr., Maddie Ziegler, Hector Elizondo, Mary Kay Place
Distribuzione: Bim
Durata: 107′
Origine: USA, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.6 (10 voti)
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