Dopo K?ji Wakamatsu ci lascia purtroppo anche il grande cineasta e agitatore politico-erotico giapponese Nagisa ?shima. Studente di diritto, poi assistente regista di gavetta alla Shochiku con Masaki Kobayashi, da critico cinematografico già nel 1958 affermava la necessità di un cinema libero, di un' espressione artistica rivoluzionaria come lotta persistente, che non cedesse al puro intrattenimento e si scagliasse contro gli elementi di una società ancora feudale.

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Nei suoi primi film, Il quartiere dell'amore e della speranza (1959) e Racconto crudele della giovinezza (1960), compaiono le differenze di classe, in una visione del mondo dura e non consolatoria. Come si osserva nella bella e approfondita biografia scritta da Nelson Kim per Senses of Cinema, Racconto crudele è stato paragonato a Gioventù bruciata, e la Shochiku lo pubblicizzò come un film sulla ribellione giovanile, ma a ?shima manca "l'idealismo romantico" di Nicholas Ray: i suoi personaggi sono predatori e prede, continuamente contaminati da un mondo ostile e marcio. Anche Il cimitero del sole (1960) è ambientato in un contesto povero e degradato e il giovane cineasta inizia a tracciare con sicurezza, al tempo stesso, un ritratto spietato del Giappone contemporaneo e un approccio all'esistenza umana che risente profondamente del suo amore per il pensiero di Jean Genet e Georges Bataille.

Con Notte e nebbia del Giappone (1960) scritto con Toshiro Oshido, a sua volta ex studente e attivista, importante riflessione sui movimenti di protesta, è ormai chiaro che ci si trova di fronte a un autore, che per muoversi liberamente ha bisogno di mantenersi indipendente: nasce così la sua casa di produzione Sozosha.

Tra i '60 e i '70, ?shima continuerà a fondere uno spirito rivoluzionario che identifica gli atti di violenza con la volontà dell'artista di collocarsi  fuori-legge e con alte suggestioni letterarie, profondamente connesse con il radicale fermento delle avanguardie creative che nascevano in Giappone, dove il legame tra corpo sessuato e mortale si faceva sempre più forte ed estremo e diventava un grimaldello per l'affermazione di una poetica insieme anarchica e surrealista. Ricordiamo tra i suoi film gli straordinari L'addomesticamento (1961) Il demone in pieno giorno (1966)  L'impiccagione (1968) Diario di un ladro di Shinjuku (1968) la saga familiare La cerimonia (1971).

Esplode come una bomba nel 1975 Ai no korîda: L'impero dei sensi, o meglio la corrida d'amore: di intatta potenza se rivisto oggi, eros e thanatos che si congiungono nel parossismo estatico per raccontare, in una perfezione formale mai più raggiunta nelle versioni successive, la vera storia di Abe Sada, domestica, amante e strangolatrice.

?shima si ripiega su se stesso, i suoi amanti si chiudono in una prigione di piacere e morte in un momento in cui gli ideali degli anni '60 sono falliti e "nessuna ribellione è più possibile". Il film, sostenuto da Anatole Dauman (produttore di Bresson, Resnais, Marker e Godard) contribuirà a far conoscere ?shima a livello internazionale. La realizzazione della pellicola e lo scandalo che ne consegui è una storia di per sè affascinante, raccontata nei dettagli nel documentario di David Thompson Il était une fois… L'Empire des sens. Sempre Dauman produrrà L'impero della passione (1978) che alla "trasgressiva intensità del film precedente ha sostituito un cupo senso di colpa e di rimorso".

All'inizio degli anni '80 si delinea un cambiamento nell'apparato produttivo nipponico, che comincia a sopravvivere di coproduzioni internazionali, fatte per un pubblico ampio. ?shima esprimeva la sua preoccupazione riguardo a una dimensione industriale globalizzante, in grado di sminuire le potenzialità di espressione artistica. In effetti anche la sua produzione diminuisce.

È del 1983 Merry Christmas, Mr. Lawrence (sostenuto dall'illuminato produttore britannico Jeremy Thomas, che accompagnerà David Cronenberg lungo tutta la sua carriera) adattamento del romanzo di Laurens Van der Post, ma influenzato dalla poetica erotica di Mishima, con protagonisti Ryuichi Sakamoto, anche autore della colonna sonora, David Bowie e in uno dei suoi primissimi ruoli drammatici, Takeshi Kitano.

Segue Max, Mon Amour (1986) girato in Francia, prodotto dai complici di Luis Buñuel Serge Silberman e co-scritto con Jean-Claude Carrière. Una satira surreale che vede protagonista Charlotte Rampling nei panni di una signora borghese che ha per amante uno scimpanzè. Nel '94 riassume la sua esperienza di regista e creatore, e quella di alcuni colleghi, nel documentario del BFI 100 Years of Japanese Cinema. Infine nel 1999 dirige Tabù, con Ryuhei Matsuda, Yoichi Sai e Takeshi Kitano: una nuova rappresentazione di un ordine sociale scosso da forze passionali inarrestabili.

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