NAPOLI FILM FESTIVAL 12 – "Dans tes bras", di Hubert Gilet (Concorso Europa Mediterraneo)

Per Louis, il protoganista di Dans tes bras di Hubert Gillet, in Concorso sugli schermi del Festival di Napoli, non sembra poterci essere futuro senza la conoscenza del passato e, in queste condizioni, è difficile affrontare anche il presente. Quando il protagonista è posto dinanzi ad un’ultima verità il film allarga i propri orizzonti diventando fondamentale riflessione esistenziale

 

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C’è una sequenza in questo film di Hubert Gillet che ne sintetizza il tema di fondo. Il protagonista trapianta, con l’aiuto di una mano esperta, una pianta per assicurargli una vita migliore, rinascerà a nuova vita gli dice Clementine.

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All’interno del percorso di ricostruzione della propria identità quello che Louis vuole ottenere è proprio quella nuova vita che gli permetta di vivere pacificato con il passato. Louis sa di vivere la propria vita sotto le mentite spoglie di figlio dei suoi genitori adottivi e dai documenti di nascita ha potuto conoscere il nome della vera madre. Parte alla sua ricerca e conoscerà la verità e conoscerà anche Clementine che rappresenterà il suo futuro.
Gillet sceneggiatore e regista del film decide di raccontare la storia del suo protagonista trattenendo le emozioni che sembrano non volere sfuggire dall’animo dei personaggi, essenziali diventano i silenzi e i gesti, la parola tende a diventare rifugio estremo di comunicazione.
Non sembra poterci essere futuro senza la conoscenza del passato e, in queste condizioni, è difficile affrontare anche il presente. Sono queste le ragioni che spingono Louis alla ricerca della propria vera identità, quel passato che gli appartiene e che a tutti i costi deve diventare patrimonio della propria memoria esistenziale. In questa prospettiva Dans tes bras riacquista quella necessaria integrità concettuale che potrebbe essere travisata da una eccessiva esposizione del tema della maternità, assunto qui evidentemente solo a supporto al vero argomento centrale dell’opera.
La maternità, come indispensabile veicolo di esistenza e legame sempre presente, per Louis diventa doppia opportunità o incognita stretto com’è tra queste due strade esemplarmente e forse perfino troppo mostrato, in un’altra sequenza chiave del film nella quale il confronto e le possibilità invece che offrire a Louis una strada da scegliere, lo riducono all’immobilità e alla paralisi.
Il rapporto materno, quindi, nello sviluppo della narrazione, si affranca, pur costituendo componente necessaria, dal suo tema centrale che resta quella ricerca di identità che consentirà la rinascita a nuova vita. 
Il film di Gillet riserva un’ultima e decisiva invenzione di scrittura costituita dalla amara rivelazione, per Louis, di essere egli stesso il frutto vivente di una violenza. In questa prospettiva Dans tes bras si affranca, ancora una volta, dalla semplicistica rappresentazione del legittimo desiderio di conoscenza, per arricchirsi di un elemento essenziale, il confronto di se stesso, quasi della propria carnalità, con quella essenziale verità. Un confronto che potrebbe ipotizzare un rifiuto della propria esistenza, una irrevocabile presa di distanza dalla realtà. Qui il film allarga i propri orizzonti diventando fondamentale riflessione esistenziale.
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