Napoli-New York, di Gabriele Salvatores
Ci sono le ombre del Neorealismo, frammenti della commedia statunitense anni ’40 e uno sguardo verso la commedia all’italiana incarnata dalla prova di Favino. Avvincente, con un entusiasmo contagioso.

Ritorno a casa. Gabriele Salvatores è nato a Napoli ma nell’arco della sua carriera ci ritorna da un punto di vista cinematografico solo per la seconda volta a 24 anni da Denti. Stavolta porta sullo schermo la città del dopoguerra che, nella sua ricostruzione, conserva quegli squarci di memoria simili a quelli di Hey Joe, al cinema dalla prossima settimana. Giovannesi guarda al Neorealismo, Salvatores cita direttamente Paisà quando viene proiettato in un cinema di New York. Forse è una coincidenza casuale, ma in entrambi si affaccia l’ombra di Rossellini. Napoli-New York cattura la fame, la disperazione, l’arte di arrangiarsi dei due bambini Celestina e Carmine. In un set abilmente ricostruito, dove c’è la meticolosità di un mestiere oggi davvero raro nel cinema italiano contemporaneo, Napoli-New York filma la verità dei loro gesti e la purezza dei loro sguardi e Salvatores sembra accompagnarli con lo stesso spirito con cui venivano diretti gli attori non professionisti nel cinema degli anni Quaranta. Non è solo l’ambientazione, il 1949, che rimanda a quel decennio. Il film è infatti ispirato a un soggetto di Tullio Pinelli e Federico Fellini e da una parte rispolvera quella stagione del cinema italiano. La parte iniziale si muove infatti in questa direzione.
Nell’immediato dopoguerra, Celestina ha perso la casa ed è rimasta sola dopo la morte della zia. L’unica persona su cui può contare è Carmine, un ragazzino un po’ più grande di lei con cui condivide l’istinto di sopravvivenza. Entrambi provano a vendere sigarette di contrabbando oppure ingannano i turisti che arrivano con delle grandi navi. Celestina però ha un grande desiderio: vorrebbe rivedere la sorella maggiore Agnese, partita per New York dopo aver avuto la proposta di matrimonio da un americano. Così insieme a Carmine s’imbarca di nascosto su un piroscafo statunitense che si chiama “Victory” diretto verso la Grande Mela il cui commissario di bordo è Domenico Garofalo. L’uomo prima ha scoperto che i due bambini viaggiavano come clandestini poi diventerà per loro una figura decisiva dopo che sono sbarcati negli States e si sono messi alla ricerca di Agnese.
Napoli-New York è ambientato nel passato ma è rivolto al presente innanzitutto nel modo in cui mostra la condizione dei migranti e quella dei diritti delle donne. I due giovani protagonisti sono avvolti in una città piena di illusorie attrazioni (le pubblicità coloratissime con il modello familiare felice dell’American Way) ma sono come due ombre, ignorate se non respinte e poi perseguitate come nella scena nella pasticceria e nell’inseguimento della polizia. La loro vicenda poi s’incrocia con un caso giudiziario che infiamma la comunità italiana dove sono presenti le forme serrate e incalzanti del cinema processuale.
Salvatores tocca le corde giuste di un ‘realismo fantastico’ che richiama quello di Io non ho paura, uno dei suoi film migliori, altro titolo dove, come nel cinema di De Sica, ‘i bambini ci guardano’. Per questo Napoli-New York, al di là di qualche sbavatura come, per esempio, il dettaglio del corredo della moglie di Garofalo, è avvincente e appassionante. Per certi aspetti è un altro ‘film di viaggio’ nel cinema del regista che poi sterza verso la commedia americana anni ’40 (il direttore del giornale interpretato da Antonio Catania potrebbe essere uscito da un film di Howard Hawks o Frank Capra, da cui sembra arrivare un altro ‘angelo’, il bel personaggio del cuoco afroamericano George) ma soprattutto un omaggio anche a quella ‘commedia all’italiana’ incarnata soprattutto dal personaggio interpretato da Pierfrancesco Favino che mai come in questo film si avvicina a quella doppiezza presente in molti ruoli di Vittorio Gassman o Alberto Sordi. In più ha il dono della misura nella parte sentimentale non nascondendo però un entusiasmo contagioso con un finale che è un colpo a sorpresa. Credibili e spontanei i due giovanissimi protagonisti Dea Lanzaro e Antonio Guerra.
Regia: Gabriele Salvatores
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Dea Lanzaro, Antonio Guerra, Omar Benson Miller, Anna Ammirati, Anna Lucia Pierro, Tomas Arana, Antonio Catania
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 124′
Origine: Italia, 2024