"Nema Problema", di Giancarlo Bocchi

Appassionata finzione che non marca un discrimine netto fra la consegna documentarizzante e quella di fiction. Giancarlo Bocchi, cecchino della visione che punta i cecchini della verità, sceglie la strada di mezzo, meno urlata ma non certamente grottesca e consolatoria.

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Scarno ed essenziale come sempre, Giancarlo Bocchi (tra i documentaristi più censurati della televisione) non ha nelle sue corde il tono del moralista indignato che sovrasta con dolly e gru il campo di battaglia. Semmai è invischiato: vittima inconsapevole di una regia oscura e intrigante. Rumori di guerra, frastuoni lontani: il fumo si solleva dalle macerie come elemento di verità a discapito del fuoco che è l'immagine della replicabilità fittizia. La verità è quasi sempre inverosimile: il campo non si restringe sui piccoli fatti (è un manichino o un uomo quello giustiziato?), altrimenti il quadro potrebbe rivelare tutte le sue fattezze. Quattro patetiche marionette (due giornalisti in cerca di scoop, una profuga e un interprete) attraversano terre martoriate dalla guerra, impostori e menzonieri che perseguono ognuno il proprio "assetto ordinato" di realtà celata alle possibilità di conoscenza. Ciò che si manifesta è soltanto apparenza e il "romanziere" può essere un testimone poco scrupoloso ma molto più efficace, e veritiero, sull'essenziale, del cronista pieno di scrupoli. Appassionata finzione che non marca un discrimine netto fra la consegna documentarizzante e quella di fiction. L'autore (Mille giorni a Sarajevo, Viaggio nel pianeta Marcos, Il Leone di Panshir), cecchino della visione che punta i cecchini della verità, sceglie la strada di mezzo, meno urlata, ma non certamente grottesca e consolatoria. Lo "sporco" desolante che accompagna il film rievoca il cinema d'assemblaggio degli anni '70, resistente e non imbevuto di ideologia compiaciuta. Scarsa definizione dell'immagine, instabilità della camera, grana della pellicola, carenza d'illuminazione: produzione autonoma di verità secondo le apparenze più universalmente accettate del docu-drama. La guerra è soprattutto silenzio, ipertesa concentrazione nervosa, invisibile alla superficie degli avvenimenti, ma soltanto avvertibile come un rombo perpetuo e sotterraneo.    

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Regia: Giancarlo Bocchi


Sceneggiatura: Giancarlo Bocchi, Arturo Curà, Luigi Riva


Fotografia: Renato Tafuri


Montaggio: Tullio Arcangeli


Scenografia: Dragan Sovili


Costumi: Lia Morandini


Interpreti: Zan Marolt (Aldo), Labina Mitevska (Sanja), Vincent Riotta (Lorenzi), Fabrizio Rongione (Maxime)


Produzione: Indipendent Movie Company S.R.L., Tele+/Sky TV


Distribuzione: Istituto Luce


Durata: 85'


Origine: Italia, 2004

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