Nemesi, di Walter Hill

Tra Samuel Fuller e il cinema del regista degli anni ’70 e ’80, soprattutto Johnny il bello. Potentissimo, con il budget degli anni d’oro sarebbe stato un capolavoro

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Un cinema della reincarnazione. Già da L’eroe della strada, gran parte del cinema di Walter Hill gioca sulla possibilità che possa esserci un’aldilà che possa formare non una vita migliore ma diversa per i suoi personaggi. Il killer Frank si porta dietro la solitudine di Driver, la mutazione di Johnny il bello, il senso di oppressione di “Iceman” di Undisputed, l’atemporalità di John Smith di Ancora vivo. E soprattutto sembrano esserci residui provenienti dalle prospettive della graphic-novel, le stesse che avevano ispirato Jimmy Bobo – Bullet to the Head (da Maz) e che probabilmente saranno al centro del suo prossimo lavoro, Specimen.

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Alla ricerca dell’ignoto profondo il cinema di Walter Hill. In un progetto straordinariamente fallimentare che ricorda Supernova (le recensioni della critica statunitense sono state tiepide e la comunità trans si è lamentata di come è stata raffigurata), che conserva lo spirito del b-movie, che da forma, come un impatto brusco, ai semi della follia che sembrano arrivare da Samuel Fuller e che però è strettamente collegato al suo cinema degli anni ’70 e ’80 e in particolar modo a Johnny il bello soprattutto, nella metamorfosi fisica ma anche nel sentimento di vendetta che lo accomuna al protagonista.

Il chirurgo Rachel Jane (Sigourney Weaver) si vendica del fratello assassinato e sottopone Frankie (Michelle Rodriguez), il killer che lo ha ucciso, a un intervento che gli farà cambiare sesso. Per lui è un’esperienza traumatica. Vuole vendicarsi della dottoressa. Al tempo stesso inizia una relazione con un’ infermiera e diventa il giustiziere di tutte le donne che hanno subito violenze.

nemesi sigourney weaverC’è ancora l’estetica di uno tra i pochissimi cineasti che si riconoscono solo da un’inquadratura. In quegli abissi della città dall’alto, nelle strade bagnate che portano quasi nelle zone di un vecchio videoclip e/o a riciclare i residui di Streets of Fire. Ma Nemesi (come funzionava meglio The Assignment) diventa anche un’abilissima partita di scacchi a distanza. Il volto di Michelle Rodriguez da una parte. In controcampo quello di Sigourney Weaver. Per un thriller che si sporca nella strada come tutto il cinema del regista, che filma la violenza ancora con un’efficacia assoluta. Ma che moltiplica come un immaginario split-screen le forme di un cinema da camera. Come il dottor Frankenstein con la sua natura. Oppure con un ‘genio del male’ che guarda gli effetti-boomerang di Frankie nel corpo di una donna. Rachel è seguita da un medico. Frankie invece instaura una relazione con un’infermiera che mostra come il cinema di Hill sappia scivolare nelle zone ‘sentimentali’ dando l’impressione di chiudere le porte al futuro. Ed è per questo che la loro storia diventa ancora più lacerante. Ancora come continue reincarnazioni di Romeo e Giulietta. Dove però il loro destino è deciso da altri.

nemesiHill punta al sodo. Gli occhi, separati nello spazio, che però ipnoticamente si sovrappongono e s’incrociano. Frankie vs. Rachel. Come un duello finale nel loro High Noon. Con Sigourney Weaver che appare in un’altra metamorfosi di un’epoca, una vita, un cinema passato. Quello del capitano Ellen Ripley di Alien (Hill è stato tra gli autori del soggetto di Aliens – Scontro finale) che, dopo l’ibernazione, è totalmente cambiata. Come una vittima di una mutazione che provoca un’altra mutazione. In un cinema precisissimo, chirurgico, che riprende una vecchia sceneggiatura di Denis Hamill di circa 40 anni fa e non fa sentire i segni del tempo. Nemesi sarebbe stato un bellissimo film negli anni ’70 e mantiene una notevole efficacia anche ora. Forse con i budget degli anni d’oro di Hill sarebbe stato un altro capolavoro.


Titolo originale: The Assignment

Regia: Walter Hill

Interpreti: Sigourney Weaver, Michelle Rodriguez, Tony Shalhoub, Anthony La Paglia, Caitlin Gerard, Terry Chen

Distribuzione: Notorious Pictures

Durata: 95′

Origine: USA, 2016

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