Nero, di Giovanni Esposito

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L’esordio dell’attore napoletano è un film di contrasti, grezzo e imperfetto che riscrive il crime a favore del mélo per una storia di fratellanza che chiede di scegliere tra ego e sacrificio.

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Quando nel 2012 Daniele Ciprì curava la fotografia di Salvoopera prima di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza – i chiaroscuri ricreati erano quelli di una sordida Sicilia, fondale reietto di un film di generi: crime, noir, mélo con picchi di fantastico. Ma più di tutto, era la storia di Salvo e Rita, un sicario e una ragazza non vedente, protagonisti di un inesorabile incontro.

Due vite incrociate dal destino proprio come quelle di Paride e sua sorella Imma in Nero, l’esordio alla regia di Giovanni Esposito, che è un altro melodramma cupissimo lungo un litorale Casertano brullo e senza poesia.

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Paride – Nero, come lo chiamano nel vicinato – è un ladruncolo di mezza età che si arrabatta per prendersi cura di sua sorella disabile Imma. Nel caos di una rapina spara un colpo di pistola fortuito che ferisce un benzinaio. Tutto si ferma per lui che, impregnato di rimorso, si china sull’uomo morente e lo tocca disperato. Ma ancora non sa che proprio quelle mani portano i segni del miracolo, perché Nero ha il potere di guarire le persone strappandole alla morte. Ogni prodigio, però, gli costerà la perdita di uno dei cinque sensi.

È quel sottile senso del Sacro che anima un mélo calato nei terzi luoghi della Campania, dove caseggiati di un bianco sporco separano le campagne dal mare desolato di Castel Volturno, che è una meraviglia, ma una meraviglia corrotta dal suo stesso margine.

Proprio come Nero, Santo a malincuore, che da un giorno all’altro sente il peso del mondo nelle mani. Troppo per uno che sulle spalle ha già la cura di sua sorella Imma, dagli occhi bambini che vedono “le cose in un altro modo, il cemento rosa e le palazzine di un celeste bellissimo“.

Vorrebbe guardare il mondo come la sorella il Nero di Giovanni Esposito che qui si toglie la maschera ridereccia vista nella commedia partenopea – dal bellissimo Polvere di Napoli di Capuano a I fratelli De Filippo di Sergio Rubini – per mettersi le vesti di un (anti)eroe di provincia senza meriti o virtù.

Il risultato è un film di contrasti, fra il protagonista e la disaffezione dei luoghi (merito anche della scarna fotografia di Ciprì), il suo passato e una domanda che rintocca nella coscienza di Nero come un frastuono, un bivio inaspettato che reclama soltanto una scelta: l’ego del sé o il sacrificio per gli altri?

L’esordio di Giovanni Esposito è un film sincero, grezzo e tutt’altro che perfetto – innegabili i problemi di ritmo e una struttura in medias res che troppo presto si cala nel dramma – ma Nero ha il pregio di guardare alle forme di un sottogenere saturo come il crime meridionale e di riscriverne gli esiti verso un tenero mélo.

Regia: Giovanni Esposito
Interpreti: Giovanni Esposito, Susy Del Giudice,  Giovanni Calcagno, Anbeta Toromani, Roberto De Francesco, Cristina Donadio, Alessandro Haber, Peppe Lanzetta, Marius Bizau, Riccardo Ciccarelli, Vittorio Ciorcalo, Emanuel Dabone, Gennaro Di Biase
Distribuzione: Bartlebyfilm
Durata: 105′
Origine: Italia, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
4.6 (5 voti)

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