"Nero infinito", di Giorgio Bruno

Film scritto e pensato nell’indipendenza più assoluta, con un budget ridottissimo, spinti solo dalla passione per i generi cinematografici un tempo in voga in Italia. Horror e poliziesco. Lode al tentativo, apprezzabile l'autoironia, ma quel che manca è uno sguardo consapevole e personale sul genere oggi, manca un'idea di cinema che possa elevare il film al di sopra del mero divertissement cinefilo

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Ma…questa macchina??

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Eh…ci stanno tagliando i fondi

Questa è forse una delle battute cardine del film. Che mette subito ironicamente in chiaro una cosa: qui siamo nell’indipendenza più assoluta, con un budget ridottissimo, spinti solo dalla passione, per divertirci e far divertire con i generi cinematografici un tempo in voga in Italia. Horror e poliziesco. Nero Infinito è il primo lungometraggio del giovanissimo regista Giorgio Bruno, tratto da un suo precedente cortometraggio, legato a doppio filo a tutto un immaginario cinefilo che evidentemente fa parte del suo bagaglio di  spettatore: parliamo di gente come Mario Bava, Umberto Lenzi, Joe D’amato, Lucio Fulci, Dario Argento. Ma anche ovviamente delle tre guest star ospitate come attori nel film: Ruggero Deodaro, Enzo G. Castellari e Claudio Fragasso. E quindi: due poliziotti sui generis (l‘ispettore Valerio Costa e l’affascinante collega Elena D’Aquino) si ritrovano a indagare sugli omicidi di un serial killer che in una pericolosa escalation uccide giovani donne smembrandole senza mai violentarle, eventi inspiegabilmente collegati con i romanzi di una scrittrice di best seller. Il tutto condito con una potente dose di (auto)ironia, ingrediente immancabile del genere italiano che fu…

Ora: quando ci si trova di fronte a operazioni come questa è difficile mettere in campo gli strumenti di una analisi critica ponderata o (s)oggettiva, perché sia la sceneggiatura che la regia toccano in più punti una amatorialità d’approccio (parola che non vuole avere il minimo accento dispregiativo) figlia appunto delle complicate dinamiche produttive. Ci si ritrova spesso, così, a usare la magica parolina “nonostante”: nonostante questo, nonostante quello, il film è comunque apprezzabile. Ma è giusto almeno provare a toccare con precisione un paio di punti: se è vero che Nero Infinito si rifà a quel preciso immaginario esposto in precedenza, è chiara anche la contaminazione col nuovo horror americano (compresi i found footage e i film in soggettiva) che ne giustifica una certa rozzezza fotografica (figlia di un digitale a basso costo) e recitativa, in una dinamica di messa in scena intelligente nel svicolare le difficoltà. C’è del buono in questo film, pertanto, anche senza i “nonostante”. Ma ciò che purtroppo dispiace è che manchi un'intera dimensione, uno sguardo consapevole e personale sul genere oggi (cosa  riuscita sicuramente meglio a Gabriele Albanesi ne Il bosco fuori), manca insomma un'idea di cinema che possa elevare il film al di sopra del mero divertissement cinefilo e del corteggiamento spettatoriale di “primo livello”. Peccato. Perché la strada è quella giusta e cineasti come Bruno andrebbero sempre e comunque incoraggiati a fare film, forse con maggiore coraggio però. Anche se “ci hanno tagliato i fondi”.

 

Regia: Giorgio Bruno
Interpreti: Francesca Rettondini, Rosario Pedix, Riccardo Maria Tarci, Egle Doria
Origine: Italia, 2013
Distribuzione: Nedioga Entertainment
Durata: 88'

 

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