NERO/NOIR – Il noir che si trasforma in horror: Kill List, di Ben Wheatley

kill list

Arriva con tre anni di ritardo, solamente in home video, uno dei titoli di genere più interessanti degli ultimi tempi: Kill List è un’inquietante commistione di noir e horror, in grado di sfumare brillantemente i confini dei generi. Un oggetto misterioso che costringe lo spettatore a continuare ad interrogarsi su di esso, dopo averne aggredito violentemente i sensi e catapultandolo all’interno di una dimensione tetra e allucinata.

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In Italia è rimasto inedito fino alla fine di questo mese, quando finalmente uscirà per il mercato home video: eppure in questi anni Kill List (2011) ha fatto parlare di sè praticamente ovunque, raccogliendo consensi ma anche dividendo le platee, come ogni film lontano dall’essere un semplice prodotto usa e getta.

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Opera seconda di Ben Wheatley, dopo l’apprezzato crime-movie d’esordio Down Terrace, il film è stato generalmente catalogato come horror, mettendone in secondo piano la componente noir; e probabilmente horror lo è davvero, dal momento che l’ultima mezz’ora rappresenta una continua aggressione ai sensi dello spettatore, catapultandolo in una dimensione tetra e allucinata pur rinunciando completamente a qualsiasi componente soprannaturale. Brillante e originalissima commistione tra i due generi, Kill List in realtà funziona benissimo a prescindere dalle etichette, e in tal senso rimane tra i prodotti più stimolanti degli ultimi anni proprio in virtù dell’annebbiamento totale suscitato dalla sua visione. Il plot è incentrato sulle vicende di Jay e Gal, due ex soldati entrambi disoccupati e in cerca di lavoro, sullo sfondo di un’Inghilterra lacerata dalla crisi economica; Jay ha una famiglia da mantenere, e quando Gal gli propone una collaborazione per un incarico da portare a termine, le difficoltà e le ristrettezze lo costringono ad accettare. Dovranno commettere degli omicidi per conto di un misterioso committente, rimanendo all’oscuro delle reali motivazioni delle loro gesta: fino a quando, progressivamente, i contorni della vicenda cominceranno ad assumere connotazioni realmente inquietanti.

 

Per tutta la sua prima parte Kill List è un noir canonico, quasi un gangster movie di periferia, con i suoi personaggi disillusi e senza futuro, nel quale Wheatley è abilissimo ad inserire piccoli dettagli che costringono lo spettatore ad interrogarsi su quello che sta vedendo: cosa rappresenta, ad esempio,il simbolo nello specchio del bagno?  In che modo la donna è coinvolta? L’assenza di una risposta concreta a questi quesiti, unita alla dimensione allucinatoria della parte finale, rende il film un oggetto misterioso che costringe lo spettatore a continuare a interrogarsi su di esso, ben oltre i titoli di coda, e lasciando addosso un’angoscia intangibile eppure reale, inspiegabile ma persistente. Ed è qui che emerge maggiormente la componente noir della pellicola; o meglio, chissà, è qui che il noir si fonde alla perfezione con l’horror. Perché se è vero che il compito principale del secondo è da sempre quello di filtrare la realtà attraverso un velo opaco e trasfigurante, allo stesso tempo Kill List rispetta alla perfezione uno dei principi basilari del primo: “il noir non è un genere. È un colore, uno stato d'animo, una sensazione.” (Giorgio Gosetti). E questo colore è denso e abissale, portandosi dietro uno stato d'animo impalpabile che fa paura proprio perchè non lo si riesce a spiegare, seppur intuitivamente riconducibile agli orrori del mondo reale (e l'Inghilterra della recessione non è messa lì per caso). Guardando alla grande tradizione del suo paese (impossibile evitare il paragone con The Wicker Man di Robin Hardy), Wheatley gioca a confondere le informazioni e si guarda bene dallo spiegare troppo: miracolosamente, però, non c’è manierismo, né quell’eccesso di pretese che molto spesso costringe il risultato finale a ripiegare su se stesso. C’è invece una visione forte dell’orrore del mondo, molto lontana dalla pornografia visiva dell’insostenibile A Serbian Film (al quale è stato accostato, e vedendolo scoprirete il perché).

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