Nessuno deve sapere, di Bouli Lanners

Un cinema più austero che umano che azzecca il volto della protagonista ma poi la isola. Si tratta certamente di un film sentito ma il suo cuore batte lentamente.

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Le montagne, l’acqua la luce e un uomo solo, sospeso in quel paesaggio. Nessuno deve sapere richiama istintivamente il nuovo gran film di Martin McDonagh, Gli spiriti dell’isola. Non c’è somiglianza nella trama e cambia anche l’ambientazione, dall’Irlanda del 1923 all’isola di Lewis, in Scozia, nell’arcipelago delle Ebridi, oggi. Però i due film condividono un isolamento, un’impermeabilità verso l’esterno. L’attore e regista belga interpreta anche il ruolo del protagonista, un cinquantenne taciturno che alleva montoni presso una fattoria i cui proprietari sono un antica famiglia di protestanti originari del luogo. Lui arriva dal Belgio e ha tagliato i ponti col passato. Un giorno però resta immobile a terra dopo essere stato colpito da un ictus. Ricoverato in ospedale, riesce a riprendersi ma perde la memoria. Si occupa di lui Millie, la figlia del proprietario della fattoria soprannominata dagli abitanti del posto “la regina di ghiaccio”. Man mano che Phil si affida sempre di più a lei, la donna gli parla anche della relazione che hanno avuto prima dell’incidente.

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Una vena malinconica continua ad attraversare la filmografia come regista di Lanners, che qui interpreta un personaggio che ha lasciato una parte di sé nel passato. C’è ancora una fuga, come quella dei tre ragazzi in Un’estate da giganti, ma stavolta è come se ci fosse una porta chiusa davanti ai propri ricordi. Per Phil restano solo i vinili (dove primeggia la copertina dell’album Wise Blood dei Soulsavers) e il legame con il fratello Benoît che cerca di mettersi in contatto con lui. Al settimo film dietro la macchina da presa, Lanners si concentra su una possibile storia d’amore tra due persone normali, non più giovani. Lo fa attraverso un film più austero che umano, che si fonda su una bugia (il titolo originale L’ombre d’un mensogne è più esplicito) che diventa traccia narrativa sottile e al tempo stesso ingombrante. Trova il volto azzeccato di Michelle Farley nei panni di Millie ma poi la isola rispetto agli altri personaggi dell’isola, a cominciare dai rapporti con la sua famiglia. Si tratta certamente di un film sentito da parte di Lanners, ma il suo cuore batte lentamente, frenato anche da soluzioni insistite (la voce off che scavalca sull’inquadratura successiva) e da uno scarto tra l’atmosfera visiva e la parte più drammatica che diventa irrisolta fino all’epilogo. Lanners non si è lasciato andare come in passato. E una bella storia come quella di Nessuno deve sapere viene emarginata da attese prolungate che finiscono per appassirla.

 

Titolo originale: L’ombre d’un mensogne
Regia: Bouli Lanners
Interpreti: Michelle Fairley, Bouli Lanners, Andrew Still, Julian Glover, Cal Macaninch, Clovis Cornillac
Distribuzione: Kitchen Film
Durata: 99′
Origine: Belgio, Francia, UK, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
3.5 (4 voti)
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