"Never Die Alone", di Ernest R. Dickerson

Un baratro che assume la forma di una bara. Il tracciato di morte è in questo "ameno" plongée patibolare che apre e chiude un noir che rispolvera le atmosfere poliziesche seventy e dove un bianco deve aiutare un pusher nero perché i "fratelli" non sono più tali, mentre nastri rivelatori s'alternano a flashback noiosetti e ad una predicatoria voce-off

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Se la morte solitaria era quella degli eroi, i tempi sono cambiati. Morire soli come un cane è una delle peggiori paure degli (anti-)eroi moderni e King David (al secolo Earl Simmons, rapper popolarissimo col nome di DMX, anche produttore del film), lo spacciatore protagonista non fa eccezione. Inizio alla "Sunset boulevard", che per l'ennesima volta saccheggia/omaggia il vecchio Billy regista/sceneggiatore, dove il baratro assume la forma di una bara. Il tracciato di morte è in questo "ameno" plongée patibolare che apre e chiude un noir che rispolvera le atmosfere poliziesche seventy e dove un bianco (Paul/David Arquette, i tre Scream, Mai stata baciata, nonché ex marito della "friends" Courteney Cox) deve aiutare un pusher nero perché i "fratelli" non sono più tali, mentre nastri rivelatori s'alternano a flashback noiosetti e ad una predicatoria voce-off che passa, con la massima indifferenza, da dichiarazioni di James Brown a vagheggiamenti sul karma. La prima prova da director di Dickerson è adombrata dal ricorrente fantasma di essere stato per anni direttore della fotografia per Spike Lee. Never die alone pulsa nella corposa violenza delle sgranature e del duello ombre-luci notturne della metropoli ma si disperde in falsi preziosismi come le assolutamente ingiustificate (e quindi ingiustificabili) riprese a testa in giù dei personaggi, poi rimessi con una rotazione al loro posto (a testa in su). Obliquità e verticalità lottano in modo impari contro l'orizzontalità del cinema classico. Solo la luce di Matthew Libatique, collaboratore dell'ultimo Lee di Lei mi odia e da ricordare per il lavoro in Tigerland e Gothica, attraversa con sicurezza la materia noir sotto la guida dickersoniana. Così pure se è interessante l'adattamento di uno dei romanzi di Donald Goines (pregiudicato di Detroit che negli anni '60 e '70 scrisse dentro e fuori di galera vari romanzi-verità per pagarsi la droga, finendo assassinato quando le sue opere erano diventate best-seller), soprattutto per quel che riguarda l'idea delle cassette audio lasciate come testamento orale dal gangsta protagonista, il tipico stilema noir del flashback conduce ad una frantumazione visiva che non dirama sentieri interessanti da percorrere e sfocia in un telefonato colpo di scena finale. Strade perdute del noir…

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Titolo originale: id.
Regia: Ernest R. Dickerson
Interpreti:
DMX, Michael Ealy, Drew Sidora, Antwon Tanner, David Arquette, Clifton Powell
Distribuzione: 20th Century Fox Italia
Durata: 88'
Origine: USA, 2004

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