newsletter 10/2/2013
Sentieri selvaggi Magazine n. 05 – Corso Ripresa Audio – incontro con Marco Spoletini Workshop Riduzione dialoghi per sottotitoli – Berlinale 63 – Gus Van Sant – Jane Campion – Wong Kar-wai – Joseph Gordon-Levitt – Allen Hughes – Benh Zeitlin – Kathryn Bigelow
E' on line il nuovo numero di Sentieri selvaggi Magazine. Puoi scaricare gratuitamente il numero QUI. Questo mese: "Il volto della politica"; Cover story su Jessica Chastain; Cuore selvaggio sugli Oscar 2013; Film del mese su "Lincoln"; Ritratti di Nagisa Oshima e Audrey Hepburn
Lezione e incontro con Marco Spoletini
l'11 febbraio per Cut, il corso sui grandi montatori
Nuovo ciclo delle lezioni gratuite di 60 minuti da Sentieri Selvaggi sui segreti e i trucchi del montaggio svelati attraverso l'analisi di grandi sequenze tratte dai capolavori della storia del cinema: la versione 2013 di CUT, a cura di Danilo Tedone, docente del workshop di Montaggio AVID, assume un'anima monografica. Una galleria di ritratti dei più innovativi e significativi film editor che hanno firmato le pellicole della cinematografia mondiale, visti attraverso l'evoluzione del proprio stile e della propria tecnica pellicola dopo pellicola.
L'11 febbraio sarà la volta di Marco Spoletini, montatore abituale di Matteo Garrone. Spoletini sarà presente all'incontro e discuterà assieme al docente Danilo Tedone e al critico Carlo Valeri il suo lavoro, esaminando delle clip che dai primi cortometraggi fino agli exploit di Gomorra (2008) e Reality (2012) illustreranno il suo sodalizio con l'autore romano.
LUNEDI 11 FEBBRAIO ORE 20
VIA CARLO BOTTA 19 ROMA
TEL. 06/96049768
INGRESSO LIBERO
Workshop Riduzione dialoghi per sottotitoli
sabato 16 e domenica 17 febbraio
LOST IN TRANSLATION
La traduzione nel cinema come ri-scrittura del testo cinematografico
L'obiettivo del corso è quello di scoprire un aspetto poco conosciuto ma molto creativo della professione del traduttore, quello della traduzione di dialoghi destinati al doppiaggio o alla sottotitolazione di un film; la parte più divertente sarà, invece, scoprire le differenze di traduzione dalla lingua madre di alcune frasi di grandi film.
Docente: Sebastiano Cuscito
UNA SELEZIONE DEGLI ARTICOLI DELLA SETTIMANA DA www.sentieriselvaggi.it – Direttore Simone Emiliani
BERLINALE 63 – "Promised Land", di Gus Van Sant (Concorso) Scritto e prodotto da John Krasinski e Matt Damon, tutto il film è una riflessione sull’identità dell’America di oggi. Come anche sulle maschere, sulle piccole grandi menzogne che quotidianamente viviamo. In perfetta sintonia “politica” con le grandi storie americane che quest’anno il cinema USA ha rilanciato, come non accadeva da tempo, con le opere di Robert Redford, Kathryn Bigelow, Steven Spielberg, Quentin Tarantino e Ben Affleck
BERLINALE 63 – Incontro con Gus Van Sant e Matt Damon per "Promised Land" Gus Van Sant e Matt Damon incontrano la stampa per difendere il loro film dopo la tiepida accoglienza americana. L'attore parla di come il tema dell'estrazione del gas fosse secondario rispetto a quello dell'identità nazionale e al suo modo di affrontare le grandi discussioni. Il regista spiega come il protagonista sia una combinazione di cinismo ed eroismo. Con un sincero augurio a Ben Affleck.
BERLINALE 63 – "In the Name of (W imie…), di Malgoska Szumowska (Concorso) Cambia lo stile, dall'approccio documentaristico di Elles ai nervosi movimenti di macchina di questo film che però sembrano solo una scopiazzatura, fatta anche male, del cinema dei Dardenne. La cineasta polacca da l'idea di voler più stupire che raccontare e molte volte anche quella che non sa dove guardare sprecando momenti che, emotivamente, potevano avere un altro impatto
BERLINALE 63 – “Paradise: Hope”, di Ulrich Seidl (Concorso)
Trasformare ogni rituale di passaggio di un'adolescenza desolata in un tremendo vuoto da cadavere scavato da autopsia, non potrà mai convincerci che la vita sia così essiccata come questo cinema vuole descrivere. L'ostinazione di Seidl nei confronti della mortificazione dell'esistenza e dell'esistente non può che pararcisi davanti in questo modo in tutta la propria cieca ottusità
BERLINALE 63 – Incontro con Wong Kar-wai e il cast di "The Grandmaster" Era atteso da anni. Finalmente è arrivato, seppur tra mille travagli. The Grandmaster di Wong Kar-wai apre questa 63ª Berlinale e lascia di stucco. Molti non hanno apprezzato, ma in ogni caso, è un film che mostra con consapevolezza tutte le proprie cesure, le malinconiche ferite, le tracce dei mille altri film che si porta dentro. La storia di Ip Man, il grande maestro di arti marziali, la precisione del gesto tecnico, il discorso teorico, i buchi neri della narrazione e il mélò lacerante. Il resoconto della conferenza stampa
BERLINALE 63 – "The Grandmaster", di Wong Kar-wai (Fuori concorso) C'è sempre più un senso di incompiutezza nell'opera del grande cineasta, come se la versione del film che si vede sullo schermo fosse mutilata rispetto a quella prevista, dove le infinite soluzioni di montaggio cercano ma non trovano un accordo armonico. Forse era un film pensato per durare quattr'ore invece che due. L'idea però è che l'opera del cineasta appare sempre più prigioniera della sua forma e il suo cuore batte molto più lentamente
BERLINALE 63 – "Don Jon's Addiction", di Joseph Gordon-Levitt (Panorama) Gioca sulla ripetizione come se il protagonista fosse chiuso in un labirinto esistenziale da cui non riesce mai ad uscire, con inquadrature ripetute e riciclate. C'è un riuscito meccanismo nel costruire l'oppressione nell'esordio nel lungometraggio dell'attore statunitense, poi a tratti il film sembra incartarsi con le sue mani. Se questo però è il primo passo come regista di un percorso che porta anche ad altre soluzioni, può bastare benissimo così.
BERLINALE 63 – "Lovelace", di Rob Epstein e Jeffrey Friedman (Panorama)
Lovelace ha delle intenzioni precise ma è consapevole dello scarso appeal del suo processo di beatificazione. La prima icona della pornografia americana viene raccontata come la vittima di un marito ossessivo e sadico. La volontà di mostrare il lato oscuro dell'hardcore viene inevitabilmente sviata dal fascino che esercita: a nessuno interessa la vera natura della donna ma tutti aspettano l'esibizione della sua specialità e la storia si perde nella contraddizione tra l'apologia e la condanna
BERLINALE 63 – "A Long and Happy Life", di Boris Khlebnikov (Concorso) Khlebnikov racconta in un colpo solo la crisi morale di un mondo fondato sull'economia e l'impossibilità di una prospettiva utopica. Né col capitalismo né con il comunismo. Né con te né senza di te. Siamo al centro stesso della questione fondamentale di questo tempo maledetto
BERLINALE 63 – “Top of the lake”, di Jane Campion (Berlinale Special)
Jane Campion scrive e realizza questa miniserie neozelandese per la BBC in sette episodi come vero coacervo del meglio del proprio cinema passato: ne viene fuori una sorta di atmosfera che ricorda da vicino Holy Smoke, attraversata da quella potente tensione uterina che animava gli istanti maggiormente riusciti di In the cut. Top of the lake mantiene questo andamento mistico, raccontando di un mistero inspiegabile quanto ancestrale, primitivo, spirituale
FILM IN TV – Dal 10 al 16 febbraio i film in tv scelti per voi
Le "100 scelte" settimanali di "Sentieri Selvaggi" tra pay-tv e digitale terrestre. Tra i titoli di questa settimana vi segnaliamo: Qualcuno verrà, Mulholland Drive, 300, Cronaca di un amore, Ufficiale e gentiluomo, Sapore di mare, Testimone d'accusa, Into the Wild
"Broken City", di Allen Hughes
La parte più riuscita è la rappresentazione di quello che a New York avviene nel buio dei vicoli o nelle stanze dei potenti. A convincere meno è la sensazione che, pur avendo a disposizione molti elementi su cui lavorare , manchi la volontà di fare uno scatto in avanti.
IN & OUT – IN. “Re della terra selvaggia”, di Benh Zeitlin
Girato in Louisiana, in un universo fantasmagorico, evocante la potenza distruttrice dell’uragano Katrina dove la natura ci restituisce uno scenario catastrofico, primordiale e mitologico. Sembra vivere un assoluto stato di grazia l’opera prima del giovane regista, una saggezza e forza espressiva non comune.
“Zero Dark Thirty”, di Kathryn Bigelow
Nerissima e violenta parabola americana sulla vendetta e sui morti invisibili della Storia. Memorabile opera ultima della Bigelow, odissea umana e visiva più fisica che psicologica, che rifonda in un colpo solo parametri drammaturgici, stilistici ed etici dello sguardo e dell’autorialità hollywoodiana di oggi e di domani