Nezouh, di Soudade Kaadan

Un film dolce e ironico, incentrato su un processo di liberazione intimo e rivoluzionario durante l’occupazione di Damasco. Orizzonti

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Nezouh: in arabo, spostamento di anime, acqua e persone.

Come lo squarcio provocato dai bombardamenti sulla casa di Mutaz, che vive con la moglie Hala e la figlia adolescente Zeina. I tre vivono a Damasco, e sono una delle poche famiglie rimaste nella città sotto assedio, come ultimo atto di resistenza prima dell’arrivo dell’esercito. Ma quando sulla camera di Zeina si apre un buco e compare Amir, per la prima volta nella sua vita la ragazzina fa esperienza del mondo esterno in totale autonomia, ritrovando speranza, sogni e immaginazione che la guerra sembrava aver cancellato. Immagini oniriche che si materializzano sullo schermo, tra cieli azzurri che si tramutano in distese d’acqua in cui lanciare macerie come fossero sassolini, a levitazioni notturne di corpi senza peso accolti da una volta stellata. Si muove con dolcezza ed ironia Nezouh nel toccare temi come l’abbandono di un’intera vita alla ricerca di un residuo di speranza. Un atto di coraggio e ribellione che la regista affida alle donne, per cui lasciare tutto è innanzitutto sinonimo di emancipazione dalla volontà patriarcale di Mutaz.

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Nel drammatico scenario della guerra, che si manifesta a più riprese attraverso detonazioni e spari e panoramiche di palazzi distrutti, Soudade Kadaan concentra l’attenzione sulle dinamiche familiari, che Mutaz è determinato a mantenere le stesse di sempre, facendosi carico di procurare cibo e acqua, di fornire energia elettrica e protezione alla sua famiglia. Mentre la sua casa viene dilaniata dalle granate, si continua a preparare tè e caffè per gli ospiti, a discutere di possibili unioni coniugali col figlio dei vicini. Dove la guerra distrugge Mutaz tenta a fatica di tenere insieme i pezzi. Ma per Hala e Zeina quella voragine sul tetto è l’occasione per reinventare le proprie esistenze e lasciarsi alle spalle, letteralmente, una vita che non ha più nulla da offrire. La via verso il mare, orizzonte di fiducia per madre e figlia, diventa un percorso di catarsi lungo il quale disfarsi materialmente delle zavorre di un passato che le tiene ancorate a un luogo ormai diventato fantasma. Fino alla scelta più estrema: separarsi da Mutaz. Ma Nezouh non cede mai completamente il passo al dramma, mantenendosi in equilibrio tra dolcezza e ironia, ottimismo e dolore,  concedendosi alcuni momenti di emozione genuina. E con leggerezza sembra dirci che alla fine basta davvero poco per risvegliare i desideri: un proiettore, un cielo stellato e qualcuno con cui condividerli.

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