Nezouh – Il buco nel cielo, di Soudade Kaadan

Un film sulla guerra e un dramma adolescenziale che si avvicina a tratti al realismo magico. Fatica nel mettere a fuoco le figure degli adulti ma ci sono anche invenzioni visive interessanti.

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Si può immaginare che il drone pilotato da Waad Al-Kateaba in For Sama, alzandosi sulle macerie di Aleppo nell’ennesimo affronto all’ingiunzione del suo amico (“Usa i tuoi occhi, non riprendere”), venga trascinato via da una corrente d’aria. Il drone cavalca il vento impetuoso per tutta la Siria, arrivando a posarsi a sud, tra le rovine di Damasco. L’occhio macchinico plana sulla capitale assediata e si cala nel buco nel tetto in camera di Zeina, ragazza protagonista di Nezouh – Il buco nel cielo di Soudade Kaadan. Presentato nella sezione Orizzonti Extra alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia il film ha vinto il Premio del Pubblico e il Premio Lanterna Magica dei Circoli giovanili.

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Bizzarro si possa creare un fil rouge tra l’impattante documentario del 2020 candidato agli Oscar e Nezouh, un dramma adolescenziale che si avvicina a tratti al realismo magico, proprio attraverso l’inquadratura più ambigua del primo. L’unica che forse cede alla tentazione di estetizzare la devastazione della guerra. Anche perché, la problematicità di quell’inquadratura contamina quel che resta dei muri della casa di Zeina. Pareti che le si sgretolano letteralmente addosso sotto l’ossessivo rifiuto di partire del padre Motaz e le bombe.

Per la madre Hala il bombardamento è l’ennesimo segnale di una necessaria fuga, per Motaz è il nervo scoperto che tenta di ignorare ma che comunque lo costringe a scattare ogni volta che viene sfiorato. Zeina sfugge a questo fuoco incrociato grazie alla corda che le offre attraverso il buco nel tetto Amer, suo coetaneo appartenente agli ultimi vicini rimasti. Il legame d’amicizia che i due stringono passa in parte dagli strumenti tecnologici utilizzati dal ragazzo (ma esclusi quasi completamente dallo sguardo del film) per testimoniare la guerra, dalla quale insieme alla sua famiglia cerca di scappare. Infatti, c’è un tunnel che resiste alle bombe e che conduce fuori dalla zona d’assedio. La disperazione di Motaz alla notizia dell’avanzata dell’esercito raggiunge il limite e oscura completamente i lati amorevoli del suo carattere e trasformandolo in un padre padrone dal quale non si può che fuggire.

Nezouh si sviluppa così su una sorta di doppio binario, l’implosione del nucleo familiare e l’amicizia dei ragazzi, scambiandoli con fatica. Ne risente la narrazione soprattutto delle dinamiche più adulte, quasi preponderanti, che risultano a tratti abbozzate e didascaliche; la velocità con la quale il padre muta atteggiamento ne è un esempio. L’intento, sostenuto apertamente dalla regista, di raccontare l’emancipazione femminile come conseguenza della guerra passa per sequenze così dichiaratamente simboliche da stemperarne l’emotività. Sono questi i segmenti che pesano sulle scene più di cuore tra Amer e Zeina, spesso culminanti in invenzioni visive interessanti e inaspettate. Il sospetto che si possa essere davanti a un banchetto con scritto emozioni in saldo rimane. Ma non è certo una sorpresa che dalle ceneri della guerra si possano ricavare buoni prodotti.

Titolo originale: Nezouh
Regia: Soudade Kaadan
Interpreti: Hala Zein, Kinda Aloush, Nizar Alani, Samir Almasri, Darina Al Joundi, Nabil Abousalih, Samer Seyyid Ali
Distribuzione: Officine UBU
Durata: 100′
Origine:
UK, Francia, Siria, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
4.2 (10 voti)
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