"Nido di vespe", di Florent Emilio Siri

C'è una professionalità indiscutibile, un valore tecnico di buon livello, ma manca l'anima, e soprattutto ci sembrano del tutto latitanti proprio le manifestazioni di segni che sappiano scavalcare la trita compostezza del genere.

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C'è molta azione in Nido di vespe, un turbine di scontri corporei che simulano assetti di guerra, geometrie di combattimento, tensioni nervose. E' il segno profondo di una strategia produttiva che sta portando parte del cinema francese di oggi a polarizzare certi frammenti impazziti di cinema americano, virandoli però all'insegna di un decoupage impazzito di schegge deliranti. Non c'è senso in Nido di vespe, ma soltanto la tracimazione ossessiva di un ritmo indiavolato in verità sin troppo ordinato nel suo svolgimento, sin troppo indulgente insomma con i cascami materici di un certo modo di vedere il cinema. Il che, naturalmente, non può non dirsi molto cinematografico. Ma ci sono corpi e corpi. Quelli del regista francese appaiono/scompaiono con la velocità ambivalente del secondo, si tratta di pura carne al macello, apoteosi corporea spettacolarizzata ed espulsa con una fretta che dovrebbe farci interrogare sui limiti di un'operazione come questa. Cerchiamo di spiegarci meglio. C'è azione e azione. C'è l'azione di un Rob Cohen a cui il cinema moderno deve molto di più di quanto non si creda, e dunque una tensione formale schizzata sulle orbite di reminiscenze hawksiane unita ad un lavorio continuo sui contorni del genere, per arrivare addirittura alla riscrittura temporale di un intero genere. C'è poi questa poco convincente azione del film di Siri (è la storia di un gruppo speciale incaricato di scortare un pericoloso criminale albanese) che accumula appunti di viaggio rimescolati nelle tasche del cinema americano degli ultimi vent'anni. C'è una professionalità indiscutibile, un valore tecnico di buon livello, ma manca l'anima, e soprattutto ci sembrano del tutto latitanti proprio le manifestazioni di segni che sappiano scavalcare la trita compostezza del genere. La prima parte gioca molto su una sorta di sottrazione della stasi, sulla sospensione quasi onirica di ogni sviluppo proprio per farsi sviluppo martellante e ritmatissimo, nella seconda invece prevale una spinta eccessiva che tende a centrifugare l'equilibrato assetto della scena precedente per iniziare ad iscrivere l'atto in una coazione a ripetere di un movimento duplicato alla potenza, ma un movimento senza anima, un moto uniforme e proprio per questo inerte, che immobilizza la durata stessa dello svolgimento in una inutile scorribanda armata che non fa cinema. Si limita ad imitare quello vero.

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Titolo originale: Nid de guepes
Regia: Florent Emilio Siri
Sceneggiatura: Jean-Francois Tarnowskj, Florent Emilio Siri
Fotografia: Giovanni Fiore Coltellacci
Montaggio: Christophe Danilo, Olivier Gajan
Musica: Alexandre Desplat
Scenografia: Bernard Seitz
Costumi: Brigitte Calvet, Marie Calvet
Interpreti: Samy Naceri (Nasser), Benoit Magimel (Santino), Nadia Farès (Laborie), Pascal Greggory (Louis), Valerio Mastandrea (Giovanni), Sami Bouajila (Said), Anisia Uzeyman (Nadia), Richard Sammel (Winfried), Martial Odone (Martial), Angelo Infanti (criminale albanese)
Produzione: Patrick Gouyou-Beauchamps
Distribuzione: Filmauro
Durata: 105'
Origine: Francia, 2002

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