"Niente può fermarci", di Luigi Cecinelli

nessuno può fernarci

Reduce dal thriller Visions, il regista Luigi Cecinelli cambia genere affronta la commedia adolescenziale. Un film apparentemente senza pretese ma che invece nasconde un cuore impavido nel guardare all'industria di genere hollywoodiana e alla lezione della Apatow-factory. La partecipazione allucinante e spassosamente inutile di Gérard Depardieu invece meriterebbe un saggio specifico a parte.

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Reduce da Visions, tentativo di thriller internazionale dalle atmosfere alla Mario Bava, il regista Luigi Cecinelli cambia genere con Niente può fermarci affronta la commedia adolescenziale in un film senza pretese, almeno sulla carta. La pellicola, ma in generale tutta l'operazione commerciale nel suo insieme, non può non suscitare un’enorme simpatia, se non altro per l'eroica tenacia con la quale il regista e il suo fedele produttore Claudio Zamarion (direttore della fotografia di fiducia dei Vanzina Brothers) l'hanno portata avanti in questi lunghi e difficili anni di gestazione. La trama segue le avventure di quattro ragazzi, tutti affetti da manie comportamentali o problemi psicologici, che, scappati da una clinica psichiatrica, intraprendono un viaggio che li renderà adulti. Banale? Assolutamente. Sotto questa confezione però, si nasconde un cuore diverso, addirittura impavido per certi versi.

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Cecinelli e il suo co-autore Ivan Silvestrini (regista della gay comedy Come non detto), puntano con intelligenza, sin dai dialoghi, al politicamente scorretto e al volgare, guardando più che alla produzione di genere nostrana (10 regole per farla innamorare o Una canzone per te) a i correspettivi hollywoodiani. Si arriva cosi ad assistere a un'opera italiana che finalmente prova a fare proprie le lezioni di Judd Apatow e alla sua factory (il riferimento più esplicito è, a sorpresa, l'incompreso Superbad), inserendo anche alcuni ammiccamenti anche all'Edgard Wright di Scott Pilgrim.

Gérard Depardieu in Niente può fermarciAnche a livello concettuale la pellicola si rivela più matura e intelligente di quanto sembri. I quattro ragazzi “disturbati” (idea, pur trattata in modo caricaturale, coraggiosa) non cercano l’amore della loro vita e nemmeno il loro posto del mondo. Loro vogliono semplicemente arrivare a Ibiza, locus godereccio quanto mai scontato, e fare sesso. Cecinelli prova a fare quello che all’epoca aveva sbagliato Giovanni Veronesi con Cosa sarà di noi. I suoi protagonisti (Emanuele Propizio, Federico Costantini, Vincenzo Alfieri e Guglielmo Amendola) sono arrapati e colmi di una genuina stupidità che fanno tutto solo per arrivare a metà.

In questo romanzo di formazione, è ovvio che lo stereotipo della “nave scuola” abbia la sua ragione d'essere e, soprattutto un ruolo fondamentale. Al netto di quanto di buono ci sia non possiamo negare che il film sbandi, appesantito da trovate narrative ingenue, quasi mai divertenti, e da interpretazioni volenterose ma tirate via. La partecipazione allucinante e spassosamente inutile di Gérard Depardieu, in un altro assurdo capitolo della sua carriera, invece, meriterebbe un saggio specifico a parte.

 

Regia: Luigi Cecinelli
Interpreti: Massimo Ghini, Serena Autieri, Gianmarco Tognazzi, Paolo Calabresi, Carolina Crescentini, Guglielmo Amendola, Emanuele Propizio, Federico Costantini, Vincenzo Alfieri, Maria Chiara Augenti, Lucia Ocone, Gérard Depardieu
Origine: Italia 2013
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 90' 

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