"Nightmare", di Samuel Bayer

Jackie Earle Haley è il nuovo Freddy Krueger
La nuova versione di Nightmare cerca affannosamente una propria sua giustificazione: cambia la fisionomia dei teen-ager di Springwood, offre a Jackie Earle Haley la possibilità di ridefinire Freddy Krueger, il più spaventoso boogey man del cinema. Samuel Bayer ha delle ottime capacità visive, ma le limita ai salti spazio-temporali consentite dalla dimensione onirica. Alla fine, le idee più affascinanti vengono ancora da Wes Craven e dal film del 1984.
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Se non avesse addosso la pressione dell’inevitabile confronto con l’originale, il nuovo Nightmare di Samuel Bayer non sarebbe un film insopportabile come molti altri remake. Purtroppo, la missione di chiunque lavori per la Platinum Dunes di Michael Bay è quella di legittimare l’operazione di revisione, specie adesso che è stata dedicata ad un titolo recente come quello omonimo di Wes Craven, che risale appena al 1984. La loro fatica principale consiste nel cercare una serie di innovazioni, tagli o variazioni che giustifichino la necessità dell’aggiornamento. In questo caso, lo sforzo degli sceneggiatori è apprezzabile e il proposito della Platinum Dunes è lodevole (lanciare nuovi talenti alla regia, con progetti a basso costo e alto rendimento come gli horror): tuttavia, l’impressione resta quella che le idee più affascinanti vengano sempre dalla prima versione. La più grande curiosità di questo Nightmare è il cambio nel ruolo principale: Robert Englund ha mollato dopo otto film e una serie televisiva e al suo posto è arrivato Jackie Earle Haley. Il suo Freddy Krueger subisce il solito trattamento dei remake, che possono sfruttare agevolmente il progresso degli effetti speciali e del trucco: si offre di più al primo piano ed è più realistico del precedente. Come quasi un decennio di nuove edizioni ci ha insegnato – The Texas Chainsaw Massacre di Marcus Nispel è del 2003 – mostrare di più non significa necessariamente mostrare meglio e la sua nuova maschera da boogey man non lascia una grande impressione. Samuel Bayer è molto più attratto dalle prospettive visive offerte dal film che non dalla sua dimensione narrativa, che poggia ormai su un meccanismo collaudato. Gli sceneggiatori mischiano le carte e cambiano la fisionomia dei personaggi, ma anche se Nancy è una timida goth-girl la sostanza del body-count non cambia. Il regista sfrutta i salti spazio-temporali che gli sono consentiti dalla dimensione onirica, ma il suo gioco si limita ad un paio di luoghi simbolici che appartenevano all’originale, come quello della caldaia. Quello che manca è la dimensione di incubo perenne sperimentata dall’originale, capace di infondere un’aura sinistra persino alle coloratissime e amene villette suburbane di Springwood, nei corridoi delle High School più efficienti e ordinate, come se il perturbante fosse nascosto ovunque, non solo nello spazio dell’incubo (scegliere un nome come quello di Elm Street ha un preciso significato evocativo: è la stessa strada in cui venne ucciso John Fitzgerald Kennedy). Come è capitato alla gran parte dei suoi predecessori, anche il remake di Nightmare si dimostra un riuscito esercizio di stile, un horror in grado di rispettare le regole e poco altro. Non tenta mai di trasformarsi in qualcosa di più, di attaccarsi ai sottili terrori collettivi della propria epoca, di lanciarsi verso un disagio davvero indelebile. Come faceva Heather Lagenkamp alla fine del film di Craven, adesso Freddy Krueger fa così poca paura che gli si possono davvero voltare le spalle…
 
A Nightmare on Elm Street
Regia: Samuel Bayer
Interpreti: Jackie Earle Haley, Rooney Mara, Kyle Gallner, Thomas Dekker, Kellan Lutz, Katie Cassidy
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 95'
Origine: USA, 2010

 

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