Nimby. Not in My Backyard, di Teemu Nikki

Parte con un tono parodico sui vizi della società finlandese per poi trasformarsi in un “siege movie” dai risvolti tragicomici. Il tema dell’inclusività viene diluito in una trama dispersiva

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Teemu Nikki regista finlandese classe 1975, ha un po’ stupito tutti all’ultima Mostra del cinema di Venezia 2021 con il suo originale Il cieco che non voleva vedere Titanic. Nel 2020 aveva girato Nimby – Not in My Backyard che è una dark comedy sul tema dell’inclusività.

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Kata (Almila Bagriaçik) e Marvi (Susanna Pukkila) sono fidanzate da un anno e decidono di fare coming out. Non hanno fatto i conti con le rispettive famiglie e soprattutto con una banda di neo-nazisti di cui fa parte l’ex fidanzato di Marvi, il tatuato Mika (Elias Westerberg).

C’è tanta carne al fuoco in questa opera proteiforme di Teemu Nikki: c’è il tema della diversità sessuale, della lingua come strumento di offesa e di esclusione, delle derive reazionare di un’Europa sempre più concentrata sul suo “backyard”.  E c’è anche un occhio critico verso un certo provincialismo borghese pronto al conflitto interno pur di non cedere pezzi delle proprie conquiste sociali. Lo split screen è l’espediente visivo per manifestare questa incomunicabilità, questa barriera tra mondi lontanissimi per cultura ed estrazione sociale. Quello che manca al regista finlandese è un punto di vista coerente che tenga uniti tutti questi motivi senza cadere nel luogo comune.

Nella prima parte osserviamo la storia di Kata e Marvi ma ci accorgiamo subito che è solo un pretesto per mettere in scena una serie di personaggi pittoreschi: la famiglia di scambisti con il reverendo cripto gay, Mika e i suoi tatuaggi “particolari” (un bacio sul collo, la parola “merda” sull’avambraccio), la musulmana Farrah che fa la portavoce dei rifugiati alle Nazioni Unite, il capo dei neonazisti nostalgico di Hitler (e della sua pistola). Lo sguardo parodico non riesce a toccare mai alte vette anche in scene che potrebbero essere esplosive (il pranzo che riunisce caratteri diversi, lo scontro tra la banda dei musulmani e quella dei nazionalisti) e il film riesce a raggiungere dei momenti convincenti solo quando abbandona la satira politica e prefigura l’assedio alla casa organizzato come un assalto a Fort Apache. Il discorso finale di Kata sulla necessità di tolleranza e di accettazione della diversità non convince del tutto, a maggior ragione quando la parabola della violenza come impossibilità a parlare la medesima lingua, viene ripresa in un discorso alle Nazioni Unite. Resta il rapporto tra le due ragazze in un ballo che esorcizza tutti gli odi e i razzismi, a dichiarare il trionfo dell’inclusività su ogni forma di intolleranza. Partito come opera che parodizza vizi e difetti di un’Europa sempre più tesa ad alzare barricate e muri,  Nimby – Not in My Backyard diventa un “siege movie” che immagina simbolicamente l’assalto ad uno dei simboli della tranquillità borghese, la casa. Ma non ha la forza minimalista del cinema di Aki Kaurismäki, né la cattiveria e il cinismo dei film di Carpenter e Romero. Solletica in una confezione molto curata e accattivante, ma non graffia.

 

Titolo originale: Nimby
Regia: Teemu Nikki
Interpreti: Susanna Pukkila, Almila Bagriaçik, Elias Westerberg, Mari Rantasila, Anti Reini
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 94′
Origine: Finlandia, 2020

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
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