Noi ce la siamo cavata, di Giuseppe Marco Albano
Come in una sorta di backstage, si muove con disinvoltura ed empatia nel riallacciare i ricordi e i ciak del passato, facendo rivivere la felice esperienza di “Io speriamo che me la cavo”
Dopo il debutto al 40° TFF Torino Film Festival, esce in sala il docu-film Noi ce la siamo cavata diretto da Giuseppe Marco Albano (regista vincitore di due David di Donatello con i cortometraggi Stand By Me e Thriller e del Premio Premio Massimo Troisi per il miglior documentario comico). Il film racconta, tra ricordi e interviste ai protagonisti, le vite di quei giovanissimi attori che trent’anni fa furono i protagonisti di Io speriamo che me la cavo, di Lina Wertmüller, tratto dall’omonimo romanzo di Marcello D’Orta. Adriano Pantaleo, oggi attore di cinema e teatro, nonché autore, che nel film ha interpretato Vincenzino, si è messo alla guida di uno scuola-bus per ritrovare i suoi ex compagni della terza B della scuola elementare di Corzano, nome di fantasia, dove il maestro genovese Marco Sperelli (Paolo Villaggio) era stato trasferito per errore. Il racconto delle vite di quei ragazzini, che il grande successo di pubblico all’epoca ha reso famosi in tutta Italia, diventa l’occasione per far rivivere ricordi e scoprire se “anche loro se la sono cavata”. Per alcuni la vita non ha avuto un andamento lineare, ma tutti quei piccoli attori selezionati dopo migliaia di provini, e che oggi sono madri e padri, alla fine hanno trovato la propria strada e non hanno mai dimenticato quell’esperienza incredibile. L’idea di Noi ce la siamo cavata è nata ad Adriano Pantaleo nel 2020 con l’avvicinarsi del trentennale dell’uscita del film e la consegna dell’Oscar alla carriera a Lina Wertmüller.
Adriano Pantaleo e Giuseppe Marco Albano, ne hanno parlato subito con la regista, entusiasta del progetto e che proprio al documentario ha concesso l’ultimo affettuoso contributo poco prima della sua scomparsa nel dicembre 2021. Mario Bianco, Nicola, il bimbo cicciottello che amava le brioche, ha aperto due cornetterie ed un ristorante a Torino. Poi c’è Carmela Pecoraro, Tommasina, con altre esperienze attoriali molto importanti alle spalle, ha interpretato, ad esempio, Delia bambina in L’amore molesto di Mario Martone. Carmela racconta, con amore e malinconia, che poi ha deciso di non continuare questo lavoro. Nonostante oggi sia felice madre di tre bambini, confessa che tornando indietro, non avrebbe mollato e ce l’avrebbe messa tutta per continuare. Ciro Esposito invece è stato l’unico che ha continuato la carriera attoriale. Ma c’è anche chi ha avuto storie meno fortunate come Luigi L’Astorina, Totò, Marco Troncone, Giustino e Salvatore Terracciano, il Salvatore Scognamiglio del film, che hanno avuto trascorsi di carcere ma oggi sono tutti sposati e padri di famiglia, dunque se la sono cavata con qualche piccola défaillance. Resta certamente la sensazione di un sentito, quanto emozionato tributo all’opera fiction originaria che ha reso possibile la concretizzazione del docufilm. Non mancano i momenti toccanti e le soluzioni interessanti, e soprattutto la voglia di ritrovarsi e guardare ciò che è stato come una grande opportunità, come un grande sogno donato.
Regia: Giuseppe Marco Albano
Distribuzione: Lo Scrittoio
Durata: 72’
Origine: Italia, 2022