Noi, di Jordan Peele

Il secondo film del regista di Get Out è un horror politico e anti-capitalista che lascia il segno ed è sorretto da una strepitosa Lupita Nyong’o

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Il 25 maggio del 1986 6,5 milioni di americani formarono una catena umana tenendosi per mano. La manifestazione coinvolse diverse città, in un tracciato ideale che collegava le due coste: da Santa Monica a New York City. Lo scopo dell’evento era solidarizzare con gli affamati e i senza tetto. Erano gli anni del presidente Reagan, quelli dei tagli alle istituzioni pubbliche e assistenziali. E i poveri erano tanti. Il nuovo e atteso film di Jordan Peele – il secondo come regista – parte da qui, con una bambina seduta a guardare in televisione un notiziario che parla proprio di questa iniziativa, chiamata Hands across America. È il prologo, che si conclude con una prima scena di suspense, un trauma subito in piena notte dalla piccola Adelaide dentro una Casa degli Orrori, per poi arrivare ai giorni nostri e al vero inizio della storia. O forse alla sua fine e all’inizio di una nuova era.

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Dal 1986 a oggi, ovvero – lapalissianamente – da Reagan all’America di Trump. Un’ellissi temporale di tre decenni in cui Noi sembra chiedersi: è cambiato qualcosa? Ecco, nel cinema a stelle e strisce probabilmente sì a giudicare dalla complessità teorica e dal successo di pubblico che in questi anni coinvolgono sempre più cineasti afroamericani: Barry Jenkins, Ava DuVernay, Ryan Coogler, lo stesso Spike Lee e, appunto Jordan Peele, nome di punta dell’attuale Sistema hollywoodiano, premiato con l’Oscar per Get Out e demiurgo, in Tv, della nuova stagione di The Twilight Zone.

Ma torniamo a quel “oggi”… Ripartiamo da una famiglia black, middle class, che viaggia in macchina per andare in vacanza. È la famiglia di Adelaide, che adesso è moglie e madre di due bambini. La destinazione è Santa Cruz, la località in cui è cresciuta e, presumibilmente, fuggita. Da subito si manifestano presagi, segnali di un passato pronto a riemergere, misterioso. Poi la minaccia si concretizza di notte, con dei sosia che appaiono alla soglia di casa e invadono lo spazio domestico. Sono quattro anche loro. Una famiglia anche loro. Una famiglia di freak, che vuole evidentemente ucciderli ma desidera “fare le cose con calma”. E così all’inizio ci sembra di essere finiti dentro un horror psicologico sui sensi di colpa della nuova borghesia nera nei confronti dei fantasmi del passato. Ma è una falsa pista, o comunque una lettura di primo grado, perché stavolta Peele – sempre lucidissimo e perversamente ironico – allarga il campo e l’incubo diventa collettivo, sociale…. terribilmente contemporaneo.

Film di doppi e doppi(oni), Noi. A partire dal titolo originale, U.S… United States (of America). “Chi siete?” chiede il marito agli invasori. “Siamo americani” risponde la “seconda” Adelaide – una Lupita Nyong’o che estrae dal cilindro una doppia interpretazione destinata già a rimanere epocale. Repliche in serie, provenienti da chissà quale ingranaggio industrial/culturale. Ma questo processo, tanto economico quanto seriale, è ormai al collasso, sommerso da avanzi e brutte copie. La dinamica è irreversibile. Ogni personaggio – come ogni opera! – ha così la sua ombra vendicativa e difettosa, che si esprime con dei grugniti bestiali e tristi allo stesso tempo. Volendo appoggiarsi alle tante citazioni del film – doppioni su doppioni, inevitabilmente – sono copie a metà strada tra gli ultracorpi di Don Siegel e i morti viventi di George A. Romero. Barcollano troppo per spaventare, ma camminano troppo male per non inquietare. E Jordan Peele qui è crudelissimo e allo stesso tempo geniale: le ombre del XXI secolo ci fanno paura in quanto portatrici di handicap? Noi ci costringe a fare i conti con la nostra paura dell’imperfezione, della disabilità e della povertà, con le cose che non vogliamo più condividere con l’altro e con i restanti privilegi che ci ostiniamo a fagocitare nonostante ci si avvicini alla fine del mondo. Un film sull’inefficienza e sul suo diritto a distruggere l’efficienza. Un film sul (mal)essere e sulla sua necessità di sopprimere il (ben)essere. Diciamolo: era dai tempi del Wes Craven degli anni ‘80 che non si vedeva un horror così apertamente politico e anticapitalista.

 

Titolo originale: Us
Regia: Jordan Peele
Interpreti: Lupita Nyong’o, Winston Duke, Elizabeth Moss
Distribuzione: Universal
Durata: 115′
Origine: USA, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.25 (4 voti)
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