Non ci resta che il crimine. Incontro con Massimiliano Bruno e il cast

Abbiamo incontrato il cast di Non ci resta che il crimine, il nuovo film di Massimiliano Bruno. Tre scalmanati fanno un viaggio nel tempo e si ritrovano a tu per tu con la Banda della Magliana.

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Tra i film italiani più attesi del periodo c’è senz’altro la nuova commedia di Massimiliano Bruno, Non ci resta che il crimine.
Durante l’incontro di presentazione alla stampa del film il regista romano e la «nazionale d’attori» che hanno preso parte al lavoro hanno raccontato gli intenti ed i retroscena dietro una pellicola che riporta in auge i vecchi poliziotteschi al’italiana.
«Già il titolo, spiega Bruno – ci è servito a capire che genere di film volevamo fare. Un omaggio a Troisi e Benigni, innanzi tutto. Ma anche un genere nuovo in cui Ritorno al Futuro incontra Romanzo Criminale. Con Nicola Guaglianone e Andrea Bassi avevamo in mente di incrociare quei film tanto in voga negli anni ’70 con i grandi classici americani. Per questo ho insistito tanto sull’utilizzo di certi zoom, di un certo tipo di fotografia che rievocasse quelle atmosfere».

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Missione compiuta, il film in sala sembra essere piaciuto molto. Poi però arriva la domanda inevitabile, quella che proprio non può essere fatta quando si parla di criminali al cinema: tutta questa attenzione mediatica sulla Banda della Magliana non rischia di divinizzare dei personaggi loschi?
Allora arriva pronta la risposta del regista: «in questo film ci sono personaggi positivi, che nonostante i cambiamenti continuano ad essere positivi anche alla fine della storia, e caratteri negativi che restano negativi. Il pubblico sta dalla parte dei buoni. Poi chiaramente certo cinema non si fa per incitare la gente ad emulare camorristi e mafiosi. Anzi, come dice Guaglianone, Don Matteo non ha creato una generazioni di sacerdoti. A mio modo di vedere la società civile sa fare molto peggio, il cinema al massimo la società può migliorarla, si pensi a casi come il film su Stefano Cucchi». Gli fa eco Andrea Bassi: «anche serie tv come Gomorra o Romanzo Criminale fanno un tipo di discorso persuasivo che può affascinare chi vuole immedesimarsi nella criminalità. In realtà il cuore di questi progetti è raccontare il sistema perverso intorno alla sete di potere. Questi film raccontano come le persone vengono stritolate dalla criminalità. Lo stesso titolo fa ironia verso una certa situazione, in cui delinquere sembra essere la sola via d’uscita».
Ed in effetti il film non vuole essere un lavoro di denuncia sociale. Lo chiarisce anche Guaglianone che poi con rammarico racconta di una scena poi tagliata in fase di scrittura: «avevamo pensato a questa situazione in cui uno scrittore scrive un romanzo sulla Banda della Magliana che però viene cestinato. Allora passa un giovane Giancarlo De Cataldo, lo trova ed esclama “Beh! Non male…”».

Nel ruolo del cattivo un Edoardo Leo che dalle parti di Romanzo Criminale ci era già passato. Durante l’incontro spiega che la sua ricetta per rendere comico un personaggio che si ispirava a Renatino De Pedis è stata quella di esasperare il più possibile gli atteggiamenti crudeli del gangster, di modo da farli diventare dei tic ridicoli, quasi demenziali.
Lui che i famosi mondiali del 1982 durante i quali si svolge la storia dice di averli giocati veramente: «avevo 10 anni, e coi miei amici al campetto fingevamo di essere i giocatori della nazionale. Io ero convinto di fare Bruno Conti!».

Non ci resta che il crimine è in sala dal prossimo 10 gennaio.

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