"Non è un paese per vecchi", di Joel ed Ethan Coen
Tratto dal bel romanzo di McCarthy, la pellicola appare una commistione tra road-movie e thriller criminale. Non c’è più lo slancio passato delle loro opere migliori ma fortunatamente è scomparsa anche quell’atmosfera funerea in cui comunicavano, nei loro film più esibiti e presuntuosi, che il cinema era morto. In concorso al 60° Festival di Cannes
Non è un paese per vecchi è ancora un film di viaggio che si muove su quella linea deformata di Arizona Junior e Il grande Lebowski. I fratelli Coen infatti, sospendendo la loro opera tra le forme del road-movie e del thriller criminale, si affidano come di consueto alla fotografia di Roger Deakins nel mettere in gioco il rapporto tra i protagonisti e lo spazio. Le montagne, le vallate, i motel, caratterizzati da un’illuminazione sospesa tra il marrone e il giallo sporco, rappresentano gli elementi distintivi, quasi riciclati, di un immaginario iconografico ormai consolidato. Rispetto a questi due film però il gioco diventa più scoperto. C’è da tempo nei due cineasti una sempre maggiore propensione alla deformazione, a una costruzione esibita delle forme dell’assurdo e del grottesco. Ciò è già evidente nella figura del personaggio del criminale, con Javier Bardem segnato dal make-up, ma anche nell’estremizzazione di uno sguardo che vuole volontariamente distorcere colori, distanze e prospettive. Chiaramente i Coen vogliono sempre dimostrare di divertirsi sia con i residui del proprio cinema sia con quelli del passato. E, per fortuna, con Non è un paese per vecchi, non si giunge a quel ‘cinema museale e autoreferenziale’ di Barton Fink, Mister Hula Hoop e L’uomo che non c’era anche se l’uso insistito della voce fuori-campo – simile ai personaggi propri del cinema noir che attraversano comunque sempre il cinema dei Coen – poteva far inizialmente pensare che anche quest’ultima pellicola stava rischiando di muoversi nella stessa direzione. Chiaramente l’opera dei due cineasti sembra aver smarrito quel dolente senso tragico – che poteva esplodere nel confronto tra l’omicida e la moglie di Moss (interpretata dall’attrice scozzese Kelly MacDonald) – di Crocevia per la morte e Fargo. Il film si orienta allora verso una direzione più dichiaratamente comica che ha i suoi momenti migliori nella scena del cane che insegue Moss nel fiume e nel momento in cui l’omicida e il fuggiasco sono separati dalla porta di una stanza d’albergo e quest’ultimo cerca di vedere se l’altro è presente dal fascio debole di luce che si intravede da sotto. Un cinema, quindi quello dei Coen, che replica all’infinito le sue forme anche in maniera monocorde. Senza lo slancio passato ma senza neanche quell’atmosfera funerea in cui comunicavano, nei loro film più esibiti e presuntuosi, che il cinema era morto. Stavolta, forse grazie anche al romanzo di McCarthy, qualcosa si ricomincia a muovere.
Titolo originale: No Country for Old Men
Regia: Joel ed Ethan Coen
Interpreti: Javier Bardem, Josh Brolin, Tommy Lee Jones, Woody Harrelson, Kelly Macdonald
Distribuzione: Universal
Durata:
Origine: Usa, 2007