Non l’abbiamo “scampata”! (Parigi ci appartiene)
Ma questa guerra è in corso da tempo! E questi morti e feriti e traumatizzati ci sono continuamente! E ci passano davanti e accanto e ci chiedono aiuto ogni giorno. (dal Blog di Valentina Carnelutti)
E oggi, che in qualche modo i morti e le vittime della guerra in corso ci sono familiari, ci fermiamo a interrogarci sul senso di questa vita, di questi eventi. Ci domandiamo perché, leggiamo con più attenzione i giornali, gli articoli, frughiamo il web alla ricerca di un indizio per orientare il nostro spavento. Ci informiamo presso i conoscenti e gli amici per avere notizie dei nostri cari, dei loro, e indugiamo per qualche minuto in più anche sui morti e i feriti e i traumatizzati che non conosciamo; perché avremmo potuto conoscerli, perché erano in un luogo dove saremmo potuti andare anche noi, o dove siamo stati, un luogo che ci somiglia più di altri o che ci sembra appartenerci.
Ma questa guerra è in corso da tempo! E ha radici che affondano in un intricato terreno di interessi, guadagni, speculazioni, follia.
E questi morti e feriti e traumatizzati ci sono continuamente! E ci passano davanti e accanto, e ci chiedono aiuto ogni giorno.
Mi auguro che l’improvviso contatto più prossimo con l’enorme tragedia possa almeno vivificare la consapevolezza, l’attenzione all’altro. Mi auguro che possa mutarsi in un invito ad agire in prima persona perché sia limitato il danno: facendo bene il proprio lavoro, tenendo conto del resto del mondo, dedicando in maniera costante una parte del proprio tempo a chi patisce condizioni più infelici della nostra, aprendosi a un dialogo vero (e non eventualmente solo virtuale) con questo altro che normalmente è ignorato, o percepito come un essere lontano; che oggi soltanto, per via degli attentati di Parigi, ci appare per un momento più vicino, più prossimo.
Mi auguro che il senso diffuso di solidarietà che si respira questa mattina possa costituire una base di mattoni solidi perché se ne posino altri, e che non sia invece soltanto la reazione istintiva ed emotiva a un evento pur sconvolgente ma tutto sommato già quasi rientrato, e quindi da dimenticare, o da ricordare come una cosa ‘scampata’.
Siamo sempre lo straniero di qualcun altro (T.B.Jelloun), ma siamo tutti ‘prossimi’.
Valentina Carnelutti, dal suo blog