"Non sono un eroe, sono solo un direttore d'albergo". Incontro con Paul Rusesabagina e Terry George

Esce domani nelle sale italiane "Hotel Rwanda", il film di Terry George che ha il merito di rilanciare nell'immaginario collettivo la "grande rimozione" dell'Occidente, ovvero l'olocausto del 1994 in Ruanda. Ne hanno parlato il vero protagonista della storia Paul Rusesabagina (interpretato nel film da Don Cheadle) e il regista.

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In occasione dell'uscita nelle sale italiane di Hotel Rwanda, l'importante e toccante pellicola che racconta la storia vera di un manager di un hotel di Kigali che ha salvato dallo sterminio oltre mille civili, il regista Terry George e l'uomo che ha ispirato la storia hanno incontrato la stampa in un hotel della capitale. Tra realtà e trasposizione filmica un'occasione per non dimenticare.

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Un terribile genocidio attuato in poco tempo. Può spiegarci come è potuto accadere?


 


Ci sono tanti problemi in Ruanda: in primis la paura dell'altro, poi la ricchezza, esistono solo i poveri e i ricchissimi senza una classe media. Poi c'è il problema dell'impunità, il fatto che non si paga per i propri atti. Una pessima leadership ha approfittato della situazione usando i media, armi molto potenti e malevole se usate per cattive cause. Loro hanno usato la radio, disumanizzando i Tutsi, li consideravano animali da eliminare, scarafaggi da schiacciare. I ruandesi non leggono il giornale, sentono la radio, è un mezzo molto diffuso e comune basta un piccolo transistor. Una sola emittente, la Rtml, è stata sufficiente per diffondere cattiva informazione e nessuno ha pensato di fermarla, si sarebbero potute salvare tante vite. Si continuava a martellare le teste degli Hutu con parole pesantissime: "Non dimenticare uccidi gli scarafaggi vicino a te, sono nascosti nella boscaglia, sono infezioni da rimuovere. Fa il tuo dovere". In questo modo uccidere è diventata un dovere.


 


Lei e la sua famiglia vivete tuttora in Belgio; guardando ciò che è accaduto con un po' più di distacco quanta colpa hanno avuto i colonizzatori europei nel contrapporre le due etnie?


 


Prima di tutto condanno i ruandesi, la divisone nasce prima della colonizzazione. Ovviamente anche i tedeschi prima, e poi i belgi, hanno la grande responsabilità di aver mantenuto la terribile situazione sfruttandola proprio nel segno del 'divide et impera'. I Tutsi erano più bianchi e dicevano di essere nati per comandare, per gli altri l'appartenenza era indicata nei documenti. In seguito i tedeschi ed i belgi se ne sono andati abbandonando la minoranza Tutsi alla rivalsa degli Hutu. Quindi i Tutsi hanno ucciso il presidente che cercava la pace, ma i massacri erano già stati pianificati.


 

Come vede il futuro del Rwanda, é possible una prossima riconciliazione?


 


Attualmente ci sono al potere dei vincitori che hanno preso il posto degli sconfitti: non è vera pace, è intimidazione degli uni sugli altri. La riconciliazione ci sarà solo se ci siederemo tutti attorno a un tavolo negoziale, per parlare francamente di quanto è successo.


 


 


Per ciò che lei ha fatto molti la paragonano ad Oscar Schindler…


 


Non sono un eroe, sono in molti a vedermi in questo modo, ma io non mi sento così. Sono solo un direttore d'albergo che ha fatto il suo lavoro. E che si è comportato seguendo ciò in cui credeva.


 


 


Terry George, lei come regista ha avuto diverse difficoltà nel reperire dei fondi per raccontare una storia così "fastidiosa"?


 


La prima cosa ardua è stata trovare i finanziamenti: ho portato la sceneggiatura a tutti gli studios hollywoodiani, ma l'hanno tutti puntualmente rifiutata. Poi fortunatamente abbiamo trovato soldi inglesi, sudafricani e italiani (attraverso la Mikado). L'altra grande difficoltà è stata quella di promuovere la pellicola, almeno finché non siamo entrati in ballottaggio per gli Oscar: tutti consideravano questo un film piccolo, da sala d'essai.


 


 


A proposito degli Oscar, sono arrivate tre candidature (due per gli interpreti ed una per la miglior sceneggiatura) ma purtroppo alla fine la pellicola non si é portata a casa nulla


 


Mi è dispiaciuto non aver vinto, perché con un premio del genere la vita di un film è più lunga. E poi mi sarebbe piaciuto molto vedere Don Cheadle sul palco: forse lo show sarebbe stato meno noioso…


 


 


 

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