Nonostante la nebbia, di Goran Paskaljević

Un clamoroso autogol nel cinema del regista serbo da poco scomparso. Si fa fatica infatti a credere che ci possa essere la sua mano in un film così palesemente imbarazzante. Su Prime Video

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“Più di 10000 bambini non accompagnati sono scomparsi in Europa negli ultimi tre anni. Circa la metà sono scomparsi in Italia”. Il dramma vero in Nonostante la nebbia si avverte solo in questa didascalia finale. Dell’impeto politico e umano del cinema del regista serbo, scomparso a Parigi lo scorso 25 settembre a 73 anni, in questo film non c’è traccia. Resta solo uno smarrimento annacquato in questa coproduzione tra Italia, Serbia e Macedonia. Certo, anche in Nonostante la nebbia c’è quell’attenzione alle persone vulnerabili che hanno spesso caratterizzato l’opera del cineasta. Ma le situazioni sfiorano il ridicolo e l’indignazione e la denuncia sfiorano la farsa.

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Una sera, sotto la pioggia, Paolo trova un bambino, Mohammed da solo alla fermata dell’autobus e decide di portarlo a casa. Non dice quasi una parola, è giunto dalla Siria ed è stato appena abbandonato dall’amico. La moglie Valeria non è inizialmente entusiasta anche perché è ancora sconvolta per la morte del figlio Marco. Alla fine però si affeziona a lui. La coppia però deve affrontare i pregiudizi estermni, a partire da quelli della propria famiglia.

Cosa resta del cinema di Paskaljević in Nonostante la nebbia? Cosa rimane della dell’ostinata disperazione di La polveriera, degli attacchi politici diretti di L’angelo custode e Il tempo dei miracoli, del suo sguardo insieme visionario e documentarista del suo cinema? Praticamente nulla. Giorgio Tirabassi e Donatella Finocchiaro appaiono spaesati, proprio come Mohammed che all’inizio ripete sempre “Ok” e “Sweden”. Anche i momenti di complicità della coppia (la scena in cui Paolo suona la chitarra e Valeria canta) sembrano poco convincenti, scritti apposti per allentare una tensione che non è mai esistita. Si assiste a cadute vertiginose verso il basso, come il pianto della Galiena dopo la visita della figlia a casa, battute da cinepanettone come quella di Acquaroli nei confronti di Tirabassi (“Ma che te manda ancora in bianco?”), squarci di un potenziale e improbabile film horror con Valeria che suona il piano, la carrozzina del figlio defunto e la testa di maiale lasciata davanti casa.

Si fa fatica a credere che Nonostante la nebbia sia un film di Paskaljević. Anche se si confronta con alcuni esiti meno felici della sua filmografia, tipo Come Harry divenne un albero, il confronto è comunque impietoso. La scena in chiesa chiude il cerchio e l’imbarazzo è ormai impossibile da nascondere. C’è il patrocinio di Amnesty International, ma sembra solo uno spot lungo venuto malissimo. Lo sguardo sul centro di accoglienza è periferico e colpevolmente distratto. Per un cineasta che ha girato in esilio e ha fatto avvertire sulla pelle l’odio nei confronti delle figure più deboli, Nonostante la nebbia è un clamoroso autogol. Ma ripetiamo, in questo film non si rintraccia neanche l’ombra del cineasta. Neanche la sua vena meno ispirata.

 

Regia: Goran Paskaljević
Interpreti: Giorgio Tirabassi, Donatella Finocchiaro, Ali Mousa Sarhan, Francesco Acquaroli, Anna Galiena, Luigi Diberti
Distribuzione: 102 Distribution
Durata: 89′
Origine: Italia, Serbia, Macedonia, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (4 voti)
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