NORDSUDOVESTEST – In ricordo di Henri Duparc
Se n'è andato nei giorni scorsi, all'età di 65 anni. Con il suo cinema, sociale e spesso inscritto nella commedia, ha contribuito dagli anni Sessanta ad oggi a dare corpo e memoria alla cinematografia della Costa d'Avorio, di cui era tra gli esponenti più significativi.
Il nome di Henri Duparc non dirà molto, e in molti casi non dirà nulla, agli spettatori italiani, anche a quelli più cinefili. Eppure con il suo cinema, sociale e spesso inscritto nella commedia, ha contribuito dagli anni Sessanta ad oggi a dare corpo e memoria alla cinematografia della Costa d'Avorio. Nato nel 1941, Henri Duparc se n'è andato nei giorni scorsi, all'età di 65 anni. Con Désiré Écaré (autore del fondamentale Visages de femmes) e Roger Gnoan M'Bala (il cui Adanggaman è uno dei ristretti titoli africani a essere uscito in Italia in regolare distribuzione) è stato il cineasta ivoriano più significativo, realizzando nel 1988 uno dei film dell'Africa nera più popolari, Bal poussière, storia del notabile di un villaggio che si fa chiamare Demi-Dieu e che decide di prendere in sposa una sesta moglie, stregato dalla bellezza di una studentessa smaliziata.
Formatosi cinematograficamente a Belgrado e Parigi, Henri Duparc avvia la sua filmografia girando un breve film di finzione (Obs…, 1966, peregrinazione a Parigi al termine del periodo scolastico) e documentari per la Société Ivoirienne du Cinéma (SIC), organismo sorto nel 1962 (e rimasto in funzione fino al 1979), ricavato dalle strutture del Centro di produzione della televisione e destinato al finanziamento di film. Del 1969 è il mediometraggio di finzione Mouna ou le rêve d'un artiste, che, descrivendo le difficoltà finanziarie e la follia di uno scultore, si sofferma sulla funzione dell'arte africana fra tradizione e commercio. Nel 1972 Duparc realizza il suo primo lungometraggio, Abusuan (La famiglia), sguardo critico sulla società ivoriana e sugli arricchiti, attraverso le vicissitudini di un giovane impiegato rientrato nel suo paese dopo quindici anni trascorsi in Francia. Quello sguardo sociale, a contatto con aspetti della vita quotidiana o con il peso di certe tradizioni, caratterizzerà l'opera di Duparc, nei suoi lungometraggi e nei testi più brevi (come il cortometraggio Joli cœur, del 1992, in cui protagonista è un playboy che crede che non sarà mai colpito dall'aids, e il mediometraggio J'ai choisi de vivre, del 1987, sulla droga).
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