NORDSUDOVESTEST – La scomparsa di Daniel Schmid
I film del cineasta elvetico, deceduto sabato 5 agosto all'età di 65 anni, sono legati alla memoria e al tempo, a spazi chiusi dai quali si aprono nuovi percorsi della visione e del ricordo e che hanno appunto ne "Il bacio di Tosca" uno dei momenti sublimi
C'è stato un periodo d'oro, compreso tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Ottanta, del cinema elvetico, abitato da cineasti che con le loro opere – intimiste, politico-sociali, visionarie – hanno contribuito alla diffusione internazionale di una cinematografia "a parte", trasversale, intrigante. Figure come quelle di Claude Goretta e Alain Tanner divennero, almeno un po', familiari anche in Italia. Con loro, altri registi elaborarono intensi sguardi personali nella definizioze di una nouvelle vague sorprendente e stratificata: Fredi M. Murer (autore del capolavoro Höhenfeuer, Il falò/Fuochi sulla montagna, 1985), Richard Dindo, Villi Herman, Markus Imhoof, Michel Soutter… E Daniel Schmid, cineasta tra i più rappresentativi del cinema svizzero tedesco, dalla fiammeggiante filmografia mélo.
Schmid se n'è andato, all'età di 65 anni, sabato 5 agosto. Figlio di albergatori, era nato a Flims nel 1941 e trascorse l'infanzia nei Grigioni, in un grande hotel di montagna (traccia intimista che si fa luogo filmico nel lungometraggio d'esordio Heute Nacht oder nie, Questa notte o mai, 1972, e in Zwischensaison, Fuori stagione, del 1992, ritorno di un uomo sui luoghi dell'infanzia nel vecchio albergo di famiglia fra le montagne svizzere). Fin da ragazzo Schmid si appassiona al cinema e all'opera (una delle magnifiche ossessioni del suo cinema), trasferendosi a Berlino per studiare storia e letteratura e, dal 1966, cinema alla Deutsche Film und Fernseh-Akademie. E la sua carriera, iniziata nel 1968-1969 con i cortometraggi Kiss me again e Miriam, sarà nel segno del cinema, ma anche della televisione, delle regie di spettacoli di varietà e di opere, e di un approccio filmico di volta in volta fiction, documentario (tra cui il ritratto di Douglas Sirk Mirage de vie, del 1983), sperimentale (traiettorie e punti di partenza da superare e far convergere in quel testo immenso, teorico, appassionato che è Il bacio di Tosca, girato nel 1984 nella casa di riposo per artisti lirici "Giuseppe Verdi" di Milano). Assistente di Peter Lilienthal, dal 1968 al 1970, nel 1969 incontra Ingrid Caven, futura interprete di diversi suoi lungometraggi, e Rainer Werner Fassbinder, per il quale recita ne Il mercante delle quattro stagioni (1971) e Lili Marleen (1980). E attore, Schmid lo è anche per altre icone del cinema tedesco del rinnovamento, come Hans Jürgen Syberberg (Ludwig II-Requiem für einen jungfräulichen König, Ludwig II-Requiem per un re vergine, 1972) e Wim Wenders (L'amico americano, 1977).
Esperienze che precedono il suo esordio nel lungometraggio e si incastrano fra i film successivi. Per descrivere, con i toni del melodramma, dell'onirico o della tragedia, passioni d'amore devastanti, crude analisi della società borghese, ritratti di personaggi, o di persone della vita reale, ancorati in modo inevitabile al loro passato. I film di Schmid sono legati alla memoria e al tempo, a spazi chiusi dai quali si aprono nuovi percorsi della visione e del ricordo e che hanno appunto ne Il bacio di Tosca uno dei momenti sublimi. Nel suo primo lungometraggio, Heute Nacht oder nie, Schmid realizza una riflessione allegorica sul rapporto tra padroni e servi girata nell'albergo dei nonni a Flims. Due anni dopo, nel 1974, firma uno dei suoi testi più noti e significativi,
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