Nosferatu il vampiro, di Friedrich Wilhelm Murnau

Una sinfonia dell’orrore che ha segnato l’Espressionismo tedesco, liberamente ispirata a Dracula di Bram Stoker, torna oggi in sala nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna

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“Il Cinema è l’arte di evocare fantasmi.” J. Derrida

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Il periodo della storia tedesca che va dal 1919 al 1933 è noto come repubblica di Weimar e darà origine a diverse correnti culturali come l’Espressionismo, il Kammerspiel e la Nuova Oggettività. E’ una fase di grande instabilità sociale, di malattie epidemiche, di guerre civili: il tentativo democratico verrà travolto dalla crisi del 1929 e sfocerà nell’ascesa al potere del partito nazional-socialista di Adolf Hitler. Quando nel 1922 Friedrich Wilhelm Murnau gira Nosferatu, assorbe tutta la irrazionalità e la confusione dello Zeitgeist dell’epoca: il ricorso alla magia, all’occulto, alla superstizione, il timore di malattie, le pulsioni di morte di ascendenza romantica. Le differenze con il cinema espressionista puro (Il Gabinetto del Dr Caligari di Robert Wiene del 1920) sono evidenti: innanzi tutto la scelta di girare in esterni raccogliendo inquadrature di strade e di elementi architettonici in luoghi diversi (Lubecca, Wismar, Laurenberg, il castello slovacco di Oravsky, il passo di Vratna, la foresta Berlinese di Tegel).

nosferatu il vampiroNessuna ricostruzione in studio, nessuna deformazione radicale del profilmico. Murnau adatta Dracula, il celebre romanzo (1897) di Bram Stoker, dirigendo una sinfonia dell’orrore che è prima di tutto un omaggio al Romanticismo tedesco (la poesia elegiaca di Novalis, la pittura di Kaspar David Friedrich) e al naturalismo del cinema scandinavo degli anni ’10 (Mauritz Stiller e Victor Sjostrom). Lo stile visivo, fatto di soluzioni luministiche apprese dalla esperienza con il regista teatrale Max Reinhardt, si caratterizza per un perenne contrasto tra l’ombra del regno infernale del vampiro e la luce del paradiso terrestre in cui si muove la coppia di neo-sposi Hutter e Ellen. Sin dalle prime immagini del film, in questo giardino incantato, si inserisce il perturbante della morte (i fiori strappati) e del desiderio represso (i baci casti di Hutter).

Murnau rende l’ambivalenza della paura e del desiderio attraverso l’uso delle figurazioni del paesaggio in chiave drammatica: c’è qualcosa di impalpabile, di invisibile che scorre nella natura (la ripresa in negativo della carrozza che entra nel regno delle tenebre); lo stesso mondo animale e vegetale sembra percorso da inquietudini (la jena che spaventa i cavalli, la pianta carnivora, i topi partoriti dalla terra sconsacrata, il polpo fantasmatico, il ragno che cattura la mosca). Le inquadrature creano un ritmo interno fatto di minaccia incombente (si pensi alla ripresa dal basso in totale della nave all’arrivo nel porto) e di presentimento del sovrannaturale nascosto oltre l’apparenza. L’ordine psichico, sociale, razionale è sovvertito dall’irruzione della peste (nelle varie interpretazioni: il sesso, la guerra, il culto della magia) comportando una instabilità dalle componenti autodistruttive. La figura del conte Orlock interpretata da un allucinato Max Schreck (compare per solo nove minuti complessivi ma la sua parvenza mostruosa rimane impressa per sempre) assume la valenza di proliferazione dell’Inconscio di fronte ai divieti morali del Super Io.

nosferatu il vampiroDoppelgänger in negativo, Nosferatu rispecchia sia l’avidità di Hutter (il viaggio in Transilvania ha mere motivazioni economiche) che la sessualità repressa di Ellen (il suo “sacrificio” finale vive dell’attrazione/repulsione verso il “non-morto”). Alla deformazione espressionista di Wiene, Murnau contrappone una composta trasfigurazione del reale che restituisce all’atto della visione la capacità di evocare una dimensione intima delle forme. Le colorazioni originali del film (blu e verde per la notte, giallo e arancione per il giorno) dimostrano che Murnau aveva progettato il film in una dimensione pittorica sfruttando proprio i contrasti. E i debiti sono molteplici: gli artisti del Der Blaue Reiter e delle correnti spiritualiste (Franz Marc, Klee, Kandinskij), l’angoscia kierkegaardiana di Edvard Munch, l’orrore mostruoso di Francisco Goya. La figura di Nosferatu richiama quella di un pipistrello: i denti da roditore, le orecchie lunghe, le unghie arcuate (come gli onnipresenti archi gotici a sesto acuto), l’andatura prima lenta poi improvvisamente accelerata con il trucco in moviola.

nosferatu il vampiroCome Mabuse e Caligari, Nosferatu è un ipnotizzatore irresistibile, capace di manipolare a distanza la mente umana. Per dimostrarlo Murnau ricorre al montaggio alternato che permette una congiunzione virtuale degli spazi: mentre in Carpazia le mani del Vampiro si allungano sul dormiente Hutter, in Germania la sonnambula Ellen protende le sue braccia verso l’amato in pericolo (o per essere cinici verso il mostro).

Opera tra le fondatrici del genere horror, Nosferatu si differenzia dall’espressionismo puro proprio nella sua capacità di evocare i fantasmi senza deformare il dato reale, sottolineando il potere perturbante dell’immagine cinematografica. Se il Cinema è fatto della materia del sogno, è proprio il sonno della ragione a generare i mostri: Nosferatu diventa così non solo proiezione di un inconscio collettivo di morte, ma profezia degli orrori futuri.

Titolo originale: Nosferatu, eine Symphonie des Grauens

Regia: Friedrich Wilhelm Murnau

Interpreti: Max Schreck, Gustav Botz, Alexander Granach, John Gottowt, Wolfgang Heinz

Distribuzione: Il Cinema Ritrovato. Cineteca di Bologna

Durata: 70′

Origine: Germania 1922

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