Nozze in Galilea. Michel Khleifi all’Efebo d’Oro

La 46 esima edizione dell’Efebo d’Oro vede la consegna del premio alla carriera al regista palestinese Michel Khelifi. Per l’occasione è stato presentato il suo secondo film Nozze in Galilea, 1987

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Scoprire l’umanesimo del popolo palestinese attraverso i suoi riti e la sua sensualità. Il secondo film di Michel Khelifi è una vera sorpresa proprio per il tipo di sguardo che propone. Vediamo uomini autoritari, alcuni disponibili a tendere la mano al nemico israeliano, altri determinati nella violenza. Ma osserviamo anche donne volitive, sensuali, cantanti e danzanti, che usano la loro forza caratteriale per riportare la pace in un clima di guerra. E poi ci sono i bambini, le vere vittime di questo conflitto eterno che sembra non avere mai fine. La storia è ben scritta in un crescendo di tensione: il patriarca Abu Adel (Mohamed Ali El Akili) vuole rapidamente sposare il figlio (Nazin Akleh) celebrandolo in un fastoso matrimonio secondo la tradizione palestinese. Ma per potere fare questo deve chiedere il permesso al governatore isrealiano (Makram Khoury) che accetta la proposta solo se invitato con i suoi soldati. La situazione che si viene a creare è di alta tensione. Con sapienza registica Michel Khleifi alterna i canti e i balli, le vestizioni e svestizioni degli sposi in montaggio parallelo, le portate del grande banchetto nuziale, con elementi crescenti di suspense: il possibile complotto di alcuni ragazzi palestinesi che vogliono colpire i nemici a tradimento mentre stanno mangiando, una cesta che passa di mano in mano che potrebbe contenere un ordigno, un cavallo che viene liberato dai bambini e che va a finire in un campo minato, l’imbarazzo dello sposo che non riesce a consumare il rapporto la prima notte di nozze determinando un prolungamento pericoloso dei tempi dello sposalizio. Nel frattempo notiamo gli ulivi di una terra martoriata percossi dal vento e l’impossibilità di due culture diverse di potersi veramente integrare. Il vecchio patriarca parla dell’invasione dei turchi e degli inglesi e la storia sembra ripetersi sotto forma di una tragedia che coinvolge entrambe le fazioni.

Giovani-vecchi, progresso-tradizione. La chiave di lettura del film credo possa trovarsi in questo rapporto padre-figlio malato, quasi al limite dell’incestuoso. Mukhtar vuole trasmettere i propri sogni ai figli, vuole che ripetano i suoi gesti e i suoi comportamenti. Ma i figli tendono a ribellarsi a questo abbraccio soffocante, a queste carezze ricattatorie. La figlia (Sonia Amar) di Abu Adel flirta apertamente con il soldato israeliano e si comporta con una naturalezza ribelle. L’impotenza sessuale dello sposo dipende dall’urgente necessità di uccidere la castrante figura paterna e solo rompendo convenzioni e regole (il lenzuolo deve essere macchiato di sangue per confermare che l’atto è stato compiuto) un popolo può evolvere culturalmente e liberarsi definitivamente.

Michel Khleifi si sofferma con una sensibilità particolare sui colori dei costumi, sui gioielli, sui fiori (il fiore è il simbolo che ha ispirato il film). Va ancore oltre inquadrando i corpi nudi regalando loro quella bellezza e quella sensualità che li rendono unici e inviolabili, ridando loro dignità. La scena più bella è proprio quella della soldatessa israeliana che viene accolta in casa dalle donne palestinesi che la curano, la svestono e la rivestono con i lori stupendi veli, gioielli e paramenti. Siamo uguali, svestiti di tutte le sovrastrutture che la società ci costruisce addosso, non abbiamo più alcuna differenza.
Presentato con grande clamore a Cannes, vincitore del premio di miglior film al festival di San Sebastian, Nozze in Galilea è cinema più umanistico che militante e utilizza un discorso politico indiretto con lo scopo di avvicinare due popoli lontani e nemici. Certo gli spari e i botti nel finale non fanno presagire nulla di buono, ma la sapiente ellissi lascia allo spettatore libera la immaginazione. Rimane quello sguardo triste di un bambino sopra l’ulivo che fissa un punto lontano nell’orizzonte mentre la propria terra è ancora una volta violentata e offesa.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
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