Obbligo o Verità, di Jeff Wadlow

Puro prodotto estivo di casa Blumhouse, Obbligo o Verità si inserisce nel sotto-genere teen-soprannaturale e sulla scia del successo di Ouija cala l’asso del “gioco maledetto”

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Nonostante i piani umanitari, in questo caso costruire case per i più bisognosi, Olivia (Lucy Hale) decide di godere a pieno dell’ultima pausa primaverile (Spring Break), partendo alla volta del Messico con la BFF Mikie e un piccolo gruppo di amici. Ma cosa aspettarsi da una chiesa sconsacrata e da uno sconosciuto che propone l’intramontabile Truth or Dare (Obbligo o Verità)?

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La factory di Jason Blum non è mai sazia. E non lo siamo neanche noi. Forse perché non abbiamo troppo pretese, forse perché l’estate esige un rilassamento maggiore, anche intellettuale, o forse perché in Blum riconosciamo un lascito, che accorpa i “forse” precedenti. Eredità che giunge dal maestro Roger Corman, seppur indirettamente, un uomo che ha letteralmente inventato l’horror-popcorn-movie, che messe a disposizione poche lire offriva a giovani e giovanissimi la chance di terrorizzare le platee in un

ambiente, spesso il drive-in, che poco spartiva con l’istituzione. E Mr. Blum è un anti-litteram. Nonostante le sporadiche co-produzioni con Universal o gli accordi per l’on demand con Netflix, la Blumhouse difende a spada tratta il low-budget, dunque privilegiando l’originalità creativa, di scrittura, offrendo ingaggi ad attori semi-sconosciuti e a registi e sceneggiatori spesso nati nella scuderia. I filoni, o sotto-generi, spaziano dal politico-satirico (Scappa-Get Out) al teen soprannaturale (Ouija), con magnifici inserti ultracinefili e metacinematografici come Creep e lo straordinario sequel Creep 2. Obbligo o Verità si inserisce nella seconda categoria e avrà il compito di replicare il buon incasso natalizio, o quasi, di Auguri per la tua morte.

A tenere le redini di Obbligo o Verità è il Jeff Wadlow di Kick-Ass 2, anche sceneggiatore. Forte di capisaldi dell’horror 2000, primo fra tutti The Ring, Wadlow gioca l’asso del “gioco maledetto”, l’apparente svago sinonimo di morte. Ma prima c’è la preoccupazione costante, l’ossessione, e la paura che il gioco faccia ben peggio che uccidere, che costringa alla verità. E in effetti, per quanto queste rivelazioni siano “telefonate”, forse ingenuamente, dopo la prima o la seconda uccisione si è già esausti, quindi perché non accavallare le gambe e attendere il gossip? Non siamo di fronte al miglior prodotto Blumhouse, ma il target teen è chiaro, la collocazione alla vigilia dell’estate pure, quindi non c’è da ricamare troppo. Ma, proprio tornando a The Ring, nello specifico al terzo capitolo (Rings), versione 2.0 dell’originale, Wadlow adotta e accetta un finale superbo, che non sveleremo, ma che promuove e si fa carico di sfide e responsabilità dell’horror del nuovo millennio; una diversa declinazione della saga Paranormal, ma molto più prossima e pericolosa per le vittime.

Titolo originale: Truth or Dare
Regia: Jeff Wadlow
Interpreti: Lucy Hale, Tyler Posey, Landon Liboiron, Sam Lerner, Violett Beane, Nolan Gerard Funk, Sophia Ali, Brady Smith, Aurora Perrineau, Hayden Szeto
Distribuzione: Universal
Durata: 103′
Origine: USA, 2018

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